(Canalese Noise Records, Escape From Today, V4V Records, Sangue Dischi, V O L L M E R Industries, 2014)
1. Babel
2. Raijin
3. Ashur
4. Daphnia
5. Siioma
6. Pangea
7. Caio
8. Pinup
9. Cds
Di solito non sono particolarmente attirato dalle lyrics di un brano, sono una persona istintiva, che tende a farsi trascinare dall’insieme per poi eventualmente approfondire in un secondo momento se lo ritiene opportuno. Ma di fronte al disco dei Ruggine mi è capitato l’esatto contrario. Non dico che i riff circolari e abrasivi di un brano come “Babel” non mi siano piaciuti, ma era dai tempi dei Massimo Volume di Stanze che non mi capitava che mi rimanessero impresse prima le parole.
Ascoltate il testo di “Raijin” e avrete una idea del potenziale espressivo del gruppo. Liriche pesanti come pietre che onestamente sono più vicine alla poesia che alla forma classica della canzone. Questo sono i Ruggine, parole in musica, prosa con una solida base sonora che possiamo avvicinare a sapori tipicamente ’90: provate a immaginare gli Shellac che piegano il loro noise all’italico idioma, il tutto con un alone di tristezza che permea ogni singola traccia dell’album. L’impianto sonoro fornito dalla formazione si regge su una base ritmica di sicuro effetto grazie all’utilizzo di due bassi, che non si sovrappongono ma aggiungono spessore con intrecci mai banali. Momenti più sincopati come “Daphnia” dove i nostri giocano con tempi dispari e stop and go sono contrapposti ad altri dal sapore progressive come “Pangea”, dal maestoso incedere che ricorda “Schism” dei Tool. Il brano dalla durata maggiore e con più respiro per gli strumenti è la finale “Cds”, meno vincolata ai testi e più sperimentale.
L’approccio live della registrazione del disco è inoltre un valore aggiunto che rende più caldo il suono del combo di Cuneo. Iceberg è un lavoro che richiede tempo per essere assimilato ma vi regalerà enormi soddisfazioni.
7,5