(Spinefarm records, 2014)
1. Komenco
2. Tabula Rasa
3. Kuraman
4. The Words
5. Pluton
6. Koniskas
7. Ennui
8. Void
9. The Other’s Fall
Dopo l’intrigante Cognitive, tornano alla ribalta con un nuovo full-length i Soen, band nata come progetto dell’ex batterista degli Opeth Martin Lopez. Nel loro debut i Soen proponevano una miscela di progressive metal e progressive rock, che, seppur estremamente derivativa dalla formula di band come Tool e Opeth, si dimostrò piuttosto piacevole.
Il titolo del nuovo disco è Tellurian e musicalmente parlando, purtroppo, le coordinate stilistiche sono sempre le stesse. I pezzi si lasciano sicuramente ascoltare, grazie anche ad alcune melodie veramente interessanti. Purtroppo però tutta la luce che proviene da questo album è solo il riflesso delle grandi opere di altre band. Non c’è niente da fare, l’album suona esattamente come un album dei Tool. Ci sono certi momenti che risultano quasi commoventi, tale è lo sforzo di imitare il gruppo di Keenan e soci: i suoni della chitarra sono stati fatti avendo in mente Adam Jones, e questo è chiaro fin dal primo fraseggio. Spiace dirlo, ma Tellurian è perfino più derivativo del suo predecessore. Per fortuna, il gruppo si salva grazie alla qualità dei brani stessi. Pur mancando di originalità, il disco è suonato da manuale, e ci sono alcuni passaggi che dovrebbero impressionare solo per la cura certosina che il gruppo vi ha dedicato.
In conclusione, Tellurian sa terribilmente di già sentito. Ma il materiale presentato da Lopez e soci si salva da una cocente bocciatura grazie all’esecuzione perfetta dei brani: un manierismo tipico di Musicisti con la M maiuscola, che però ancora faticano a trovare la propria personalità. Non svanisce comunque la curiosità di sentire cosa proporranno in futuro i Soen, perché un gruppo con qualità così evidenti non può essere tanto lontano dal raggiungimento della maturità artistica. Una maturità che passa anche attraverso dischi mediocri come Tellurian.
6.0