(Torture Music Records, 2013)
1. Disciple In Bereavement
2. Refectory
3. Subject To Onslaught
4. Lecherous Servants Of Flesh
5. Vomit Inducing Conditions
6. Leviathan
7. Transmigration Within The Foul
8. Strategic Dismemberment
9. A Unidimensional Gateway From Which None Return
10. Cryogenic Reverie: Bypassing An Apocalypse
Nati nel 2009 con il monicker Vomitous Rectum, questi quattro ragazzi di New York City erano dediti a un brutal-death/grind senza pretese che puntava tutto sull’impatto e su buone dosi di sana ignoranza. Nel 2011 hanno deciso di cambiare il proprio nome in Torturous Inception e di abbandonare le velleità grind per dedicarsi totalmente al BDM di tipica matrice americana.
The Parable of Scorched Earth nasce come primo full-length dopo il cambio di nome, e sin dalla prima occhiata all’artwork capiamo che le intenzioni del combo americano non sono molto diverse rispetto al passato. La proposta musicale con la quale ci troviamo a fare i conti e un death metal brutale e massiccio, basato su strutture solide e quadrate nelle quali si vanno ad incastonare alcuni sapienti cambi di tempo e turbinanti accelerazioni. In quasi quaranta minuti di durata ci troviamo a fare i conti con dieci tracce discretamente strutturate, basate su di un songwriting piuttosto completo e caratterizzate da una grande immediatezza, cosa che rende i brani di facile presa sull’ascoltatore. “Disciple in Bereavement” è un brano senza troppe pretese caratterizzato da un riffing solido ed efficace che ricorda in parte i Gorgasm in parte i Deeds of Flesh, al quale si unisce un poderoso muro sonoro della coppia basso-batteria sorretto da raffiche di blast beats e scorrerie in territori tipicamente old-school death metal ; proseguendo nell’ascolto ci si imbatte in brani carichi e incisivi alternati ad altri un po’ meno riusciti come “Lecherous Servants of Flesh”, che in alcuni tratti scade un po’ nel banale e nel “già sentito”; per nostra fortuna però, complice una buona e curata produzione, in generale non si scende mai sotto la sufficienza. Volendo estrarre i brani meglio riusciti del lotto, una nota di merito va a “Refectory” e “Subject to Onslaught”, brani piuttosto diretti e variegati che colpiscono duro senza far prigionieri, e “Strategic Dismemberment”, nella quale la band mette in mostra una discreta preparazione tecnica, finora sempre sommersa sotto il velo della brutalità più pura e belluina. Molto buona la prova vocale di Tyler Lauer che, seppur non eccellendo in personalità, dimostra di avere un’ugola marcia e gutturale al punto giusto che ben si sposa con la musica dei Nostri.
Senza inventare nulla né voler uscire dai confini ben definiti del brutal death metal più classico, i Torturous Inception hanno saputo dare alle stampe un disco discreto, nel quale si riesce a percepire la bontà e la dedizione della band; per questo motivo riuscirà sicuramente a strappare più di un ascolto a tutti gli appassionati del metallo mortifero. Sperando in una maggiore crescita in futuro, attenderemo con ansia il prossimo appuntamento con questi ragazzi newyorkesi.
6.5