(Playground Music Finland, 2012)
1. Hunger
2. Disobedience
3. Silverback
4. My Army
5. Failure
6. 1927
7. Tomorrow’s Sorrow Today
8. Phoenix
9. Poseidon
10. Moonlight Shoves
11. Commando
12. Maritime
I Total Devastation possono essere considerati una band a “conduzione familiare”, in quanto la formazione è composta dai tre fratelli Pikka e dai gemelli Hakuli. Il combo death metal finlandese è sulla piazza dall’ormai lontano 1998 e, dopo un periodo di gavetta passato a suonare in locali underground e autoprodurre demo vari, sono finalmente riusciti ad approdare al traguardo del primo full-lenghth album, nel 2003 sotto Firebox Records.
Quello preso in esame in questa sede è Satama, quinto album da studio, uscito sotto l’egida della Playground Music Finland che si era occupata anche del precedente Honour The Disorder. Tipicamente votati a un industrial death metal dai connotati freddi e graffianti, i Total Devastation hanno via via abbandonato questa strada avvicinandosi sempre di più a un death metal dalle tinte moderne, puro e incontaminato. Satama sembra essere lo stadio finale di questa lenta mutazione, infatti durante i cinquantasette minuti di durata del platter non fanno mai capolino gli elementi industrial che avevano caratterizzato i primi tre dischi. Una caratteristica che, fortunatamente, è rimasta esente da variazioni è la competenza tecnica della band, che unita ad una valida capacità compositiva ha permesso loro di dar vita a un prodotto valido ed accattivante. Se, per certi versi, non sfuggono i richiami a band maggiori come gli svedesi Impious oppure i polacchi Thy Disease , è confortante percepire la forte personalità emanata dai Total Devastation, che riescono comunque a dare un tocco di freschezza alle loro produzioni. Per quanto riguarda il songwriting, ci troviamo più o meno sulle solite coordinate della band che, ogni tanto, riesce a proporre qualche brano sopra la media come “Phoenix“, decisamente carismatico e dotato di un irresistibile magnetismo. Musicalmente parlando i finlandesi sanno fare il loro dovere, pestano duro quanto basta per creare un poderoso muro sonoro, ma non disdegnano alcune digressioni melodiche e passaggi più ragionati.
Eccoci giunti alla battute finali di questa recensione: se da un lato mi sento di elogiare il coraggioso cambio di rotta effettuato dalla band, non posso esimermi dall’esprimere un vena di amarezza per l’abbandono di quello che era stato il loro punto di forza e di distinzione dal giorno della fondazione. Satama è sicuramente un buon prodotto, non particolarmente esaltante, ma svolge bene il proprio lavoro.
7.0