2. Elevated Man
3. Coffee & Whiskey
4. Black Age Blues
5. House Of The Moon
6. Jimi’s Gone
7. Graves
8. Grandpa Jones
9. A Killing Blues
Dopo quindici anni di latitanza tornano i Goatsnake, gruppo heavy / stoner capitanato da Greg Anderson, già fondatore della Southern Lord e membro dei Sunn O))), che ritroviamo qui in veste di portatore sano di un ruvido rock’n roll che attinge a piene mani dal blues più classico.
La storia vuole che durante la reunion dei Goatsnake di qualche anno fa, che li ha proiettati nei cartelloni di diversi festival, il feedback positivo del pubblico e le ottime vibrazioni all’interno del gruppo abbiano convinto la band a tornare in sella per comporre nuovo materiale. Il risultato sono nove tracce nuove di zecca, che ritroviamo in questo ultimo full-length, registrato senza Guy Pinhas, sostituito dall’ottimo Scott Reeder.
Black Age Blues è un’opera molto ispirata e di fatto un nuovo punto di partenza, una rilettura del blues in chiave ultraheavy nella quale muri sonori e melodie vocali soul si fondono. Gli esempi più evidenti di questo nuovo approccio musicale si trovano in pezzi di fattura stoner come “Jimi’s Gone” ed “Elevated Man”, in cui la voce di Pete Stahl duetta con una energica armonica dal sapore classic rock. Tra i pezzi più riusciti bisogna certamente segnalare “Grandpa Jones”, con i suoi cori gospel e la sua anima total black, la scanzonata “Coffee & Whiskey”, dal ritmo scandito ed il ritornello beffardo, “Graves”, un tetro doom di sabbathiana memoria ed il finale psych rock di “A Killing Blues”.
Black Age Blues segna dunque il gradito ritorno dei Goatsnake e ci riconsegna un gruppo che dimostra di avere ancora davanti una carriera attiva ed interessante e di saper fare musica con tanta classe. Si tratta di un album che certamente ricorderemo tra i migliori del 2015 e che grazie alle sue contaminazioni può essere apprezzato da una forbice molto larga di pubblico. Ora speriamo solo di non dover aspettare altri quindici anni per un seguito.
8.0