(Prophecy Productions, 2012)
1. Directionless Resurrectionist;
2. Prey Tell of the Church Fate;
3. A Prophet for a Pound of Flesh;
4. The Blight of God’s Acre;
5. Man’s Laughter;
6. The Underside of Eden;
7. Gatherer of the Pure;
8. Left Behind as Static;
9. Corvus Corona (Part 1);
10. Corvus Corona (Part 2);
11. Dead Love
Circondati da un’aura e da un immaginario decisamente d’altri tempi, gli inglesi A Forest Of Stars sono stati spesso ingiustamente accostati ai Wolves In The Throne Room in quanto fautori di un black metal davvero poco convenzionale ed aperto alle più disparate influenze; ma, se per gli americani è ancora lecito parlare di metal in qualche modo, agli A Forest Of Stars questa etichetta va decisamente stretta sin dallo splendido esordio portato alla luce nel 2008 dalla Transcendental Creations (già con Peste Noire e De Magia Veterum) intitolato The Corpse Of Rebirth. Due anni dopo uscì Opportunistic Thieves of Spring che ha confermato la vena creativa del gruppo, ma che alla fine è risultato meno coinvolgente del predecessore.
Dopo altri due anni di lavoro esce A Shadowplay For Yesterdays che mostra una ulteriore cura per i suoni e brani leggermente più accessibili rispetto alle lunghissime litanie di Opportunistic Thieves Of Spring o del primo disco. Come accennato sopra le influenze e le componenti della proposta degli A Forest Of Stars si sprecano: violini sparsi, voci femminili, accelerazioni tipicamente black e parti più folk sono solo alcuni degli aspetti preponderanti della loro produzione; diventa quindi assai difficile fare paragoni con altri gruppi della scena, o anche con correnti stilistiche passate e presenti. Si passa quindi da canzoni con una struttura più vicina al metal estremo come “Prey Tell of the Church Fate” o “The Blight of God’s Acre” in cui sono ritmi veloci, chitarre e screams a farla da padroni, ad altre in cui l’anime più folk ed epica del gruppo risalta su tutto il resto (“Left Behind as Static” e il finale di “A Prophet for A Pound of Flesh”); aggiungiamoci “Corvus Corona (Part 2)” o la bonustrack “Dead Love” dove è la voce di Katheryne (già violinista nei My Dying Bride, e in questi due brani un po’ stucchevole purtroppo) a primeggiare ed avremo un ritratto abbastanza fedele di quello che è A Shadowplay For Yesterdays. In tutto questo marasma diventa innegabile riconoscere al gruppo il merito di saper gestire un’infinità di elementi in maniera più che buona, come le continue ed efficaci incursioni di violino o il cantato “recitato”, ormai entrambi marchi di fabbrica nel contesto della band.
The Corpse Of Rebirth probabilmente rimarrà irraggiungibile anche per gli stessi A Forest Of Stars soprattutto per l’elemento sorpresa ormai non più ripetibile, ma A Shadowplay For Yesterdays è comunque un onesto e buon lavoro di black atmosferico o psichedelico (termine che in questo caso ci pare appropriato per quanto sia strano in questo contesto) che segna una nuova tappa nella produzione e nel lavoro musicale degli inglesi, anche se la lunghezza inizia a diventarne un fattore leggermente sfavorevole. Ovviamente astenersi puristi del genere, per voi ci sono state altre ottime uscite quest’anno.
7.0