(Coproduzione fra tredici etichette D.I.Y., 2012)
1. What’s the problem
2. Control
3. A Step Forward
4. Ogni Secondo
5. No Need to Excuse My Actions
6. Have You Seen Him?
7. Opposition and Conformity
8. Do It Yourself (Do It Better)
9. The Strength in My Veins
10. Give Me a Break
11. The Taste of Gold
12. For Myself
13. Higher Standard
Da simpatizzante del circuito D.I.Y. hardcore nostrano, quando m’ero procurato il primo album degli Eat You Alive, The Last Stage Diving, sul mio viso era immediatamente comparso il classico sorriso maligno di chi sa cosa aspettarsi su un cd d’una band ignota: sapendo, infatti, che il frontman della band in questione era Mirco Desolei dei grandissimi Antisexy (R.I.P. – ma, attenzione: il 21 settembre suoneranno a Padova, loro città natale, per una temporanea reunion; ndR), l’entusiasmo con cui avevo accolto il disco in questione era decisamente alto. Pensando proprio al progetto del suo passato (in verità neanche così remoto), ero pronto a godermi sozze ed efficaci badilate di thrashcore minimale, ibrido di sferzate powerviolence e ‘tupa-tupa’ fastcore à gogò: non che The Last Stage Diving sia un disco doom o privo di questi elementi – anzi! – ma, a distanza di qualche tempo, riascoltando con maggiore attenzione il platter in questione, purtroppo, mi son dovuto un po’ ricredere.
I padovani Eat You Alive, forti d’un EP del 2008 (sul quale era anche presente il drummer degli Antisexy, Enri Junior; ndR), sul loro album d’esordio, presentano tredici tracce (come tredici sono le etichette D.I.Y. che collaborano alla coproduzione del tutto! Thumbs up!; ndR) di schegge e ceffoni hardcore, fra riffoni dal gusto surf-punk, grooves motorheadiani, ‘tupa-tupa’ à la DRI/primi Suicidal Tendencies, per un fastcore dignitoso e profondamente rispettoso dei canoni del genere. Ma è proprio qua, forse, il limite dei quattro musicisti in questione; le influenze sempre facilmente riconoscibili, le strutture talvolta ripetute, le soluzioni talora banali, gli arrangiamenti non sempre azzeccati – penso all’introduzione di “For Myself”, con uno stacco di basso ‘così così’ ed un attacco sottotono: peccato, perché il resto della song è veramente furente, in piena tradizione thrashcore/powerviolence –, l’inserimento, sovente forzato, di assoli chitarristici che, con decisamente meno successo, riecheggiano quelli dei Poison Idea dell’era di Feel the Darkness, diventano zavorre ad un disco che, invece, dovrebbe divertire un sacco e correre alla velocità della luce.
Un vero peccato, dal momento che gli episodi riusciti non mancano e sono decisamente efficaci: “Ogni Secondo”, l’unico pezzo in italiano del lotto, con i suoi stop’n’go singhiozzanti, riecheggia i grandissimi Crunch; “No Need to Excuse My Actions” parrebbe una hit degli XbrainiaX; “Do It Yourself (Do It Better)” ha un sapore retrò à la DRI, ma con arrangiamenti moderni ad arricchire il tutto; la stessa voce di Mirco – un timbro decisamente particolare, a metà strada fra Snapcase e Charles Bronson – è sempre sopra le righe, dimostrandosi il valore aggiunto del disco. Nel complesso, parrebbe di sentire, talora, una versione ‘spompa’ di XbrainiaX e Vitamin-X, ma, soprattutto, una band con un dignitoso potenziale ancora alla ricerca della propria personalità; il che ci può stare, visto che questo è il primo ‘vero’ disco degli Eat You Alive, ma, dannazione!, quanto mancano gli Antisexy…! Da segnalare, infine, l’ottima copertina, in pieno stile fumettistico da vecchio flyer hardcore, decisamente azzeccata ed accattivante nel suo concetto. Band promossa per il rotto della cuffia che, senza ombra di dubbio, promette sano divertimento e costole rotte nel pit, dal vivo. Per il resto, ci aspettiamo una seconda e più matura uscita discografica.
6.0