1. Cauterize
2. A Greater Foundation
3. Resilience
4. Wasted Words
5. Whispering Silence
6. Overcome
7. No Lungs to Breathe
8. Defender
9. Washed Away
10. My Only Home
11. Tear Out My Eyes
Sono passati più di dieci anni dalla nascita e nove dal disco d’esordio degli As I Lay Dying, quel Frail Words Collapse che assieme ad Alive or Just Breathing aveva (ri)definito e tracciato la strada per quel suono, chiamato metalcore, che si ispirava agli Integrity ma che trovava linfa vitale nelle nuove soluzioni di gruppi all’avanguardia (almeno allora) come Killswitch Engage, Hatebreed, God Forbid e così via. Un periodo di certo buono per la musica dura che però ci ha lasciato in eredità molti tentativi estremizzati di riprendere quella lezione che a volte sfiorano il ridicolo, come i recentissimi Woe Is Me: il tentativo di queste band è quello di rivedere i canoni del metalcore di inizio 2000 e portarlo al livello successivo, con parti death sempre più accentuate ma anche ritornelli e melodie ai limiti del pop, e questo non può che farci riflettere sullo stato di cose attuale. Quello che aveva sempre caratterizzato gli As I Lay Dying era appunto la bravura nel cercare il giusto equilibrio tra metal e hardcore, ancora prima che tra aggressività e melodia, e il primo disco già citato e il successivo Shadows are Security sono esempi perfetti della buona riuscita delle loro intenzioni.
Awakened è il lavoro di una band che, forte dell’esperienza accumulata, decide di non fare passi falsi, non lasciando spazio a tentativi di rimescolare le carte, di ribaltare il fronte al quale si è abituato e di proseguire su una strada già percorsa e per questo sicura. I soliti riff granitici sono scanditi come un metronomo dalla precisione del batterista Jordan Mancino, e se si può parlare di una differenza con i vecchi dischi questa sta tutta nel tentativo di sfruttare nella maniera migliore possibile le doti canore del nuovo bassista, Josh Gilbert, il quale fa da contraltare alle sempre efficaci vocals di Tim Lambesis, donando al disco una melodicità che forse non ha eguali nella loro discografia. Nel passato le melodie erano meno presenti e forse per questo anche più spontanee, curate dal vecchio bassista Clint Norris, il quale in maniera poco invadente contornava il sound della band californiana in maniera azzeccatissima: l’impressione che invece si ha su questo disco è un senso di forzatura nel voler ritagliare a tutti i costi lo spazio per le clean vocals di Josh Gilbert che risultano spesso stucchevoli come nel primo singolo “A Greater Foundation”.
La tensione è sempre alta, e la natura metallica della band non è mai in discussione specialmente nelle capacità di shredding del chitarrista Phil Sgrosso, ma il tutto per quanto coerente col passato di una band nel suo piccolo seminale, non lascia l’ascoltatore impressionato nonostante le buone idee che qua e la si ritrovano nella tracklist, come le strofe di “Cauterize” in perfetto stile swedish o l’apertura centrale di “Resilence” e il solo in “Whispering Silence”.
In un mondo metal dove colleghi di vecchia data come i Trivium giocano a fare i Metallica, dove gli Avenged Sevenfold tentano approcci alla Guns ‘n Roses e i Killswitch Engage provano a ritrovare la verve mancata col reinserimento dello storico frontman Jesse Leach, questo disco degli As I Lay Dying risulta essere un tentativo onesto di rimanere se stessi. A voi capire se è abbastanza, o no.
6.0