(Autoproduzione, 2011)
- 3.32
- Your Game Is Over
- Surface/Yourself
- Jonestown
- Shiva Lies
- Superpower
- Scum of the System/The State of Piranhas
- One Love
- Through the Venom
- The Grip of Steel
Nosebleeders si presenta in maniera ottima, sin dalla copertina a dir poco geniale, che vi consiglio vivamente di andare a guardare.
Passando però all’aspetto musicale, questa quarta fatica discografica dei romani The Nosebleed Connection, è una produzione vicina all’ambiente modern metal che non disdegna passaggi tipicamente hardcore, lontani dal metalcore di metà ’00, intrisa di un appeal tipicamente thrash metal.
Il primo estratto dal disco, “Surface/Yourself” riassume a pieno lo stile ibrido dei ragazzi, a metà tra l’hardcore newyorkese di Terror e Madball, e riff di matrice Slayer.
La sensazione si riconferma con la successiva “Jonestown”, un macigno che vi lascerà senza fiato dal primo all’ultimo minuto, tenuta su da un riff portante degno di Jeff Hanneman.
“Scum of the System” è il momento più particolare dell’intero disco, che si muove sempre sulla falsariga nevrotica dei precedenti pezzi, ma con un finale ragionato e non scontato che ci mostra l’ottima capacità della band di muoversi su territori mid–tempo fino a quel momento non presenti in maniera così esplicita.
L’hardcore più tirato e pestone, è evidente nell’ultima parte del disco, ma i The Nosebleed Connection uniscono le loro influenze a un tocco retrò anni ’90 a-la Anthrax, che non potrà che fare un immenso piacere a tutti i nostalgici del buon vecchio metal senza compromessi.
La volontà dei ragazzi di suonare musica dura è riscontrabile in tutte le canzoni che compongono questo Nosebleeders, che è dimostrazione lampante di come si possano conciliare due generi in maniera esemplare pur rimanendo sempre in bilico, cercando soluzioni per lo più atte a manifestare la durezza dei brani, senza scadere nella banalità.
L’attitudine grezza e no compromise della band di Palestrina, è lodevole in un momento musicale dove l’apparenza è più curata di quello che si suona, e questo bisogna sottolinearlo.
In ogni secondo dell’album la sensazione madre che traspare è solo una: LA SINCERITÀ.
La formula è spesso la stessa, intrisa di violenza e ignoranza a palate, ma funziona alla grande.. BIG UP !
Voto 7