(Constellation Records, 2012)
1. Mladic;
2. Their Helicopters’ Sing;
3. We Drift Like Worried Fire;
4. Strung Like Lights at Thee Printemps Erable
Come un fulmine a ciel sereno spunta la tanto inaspettata quanto sconvolgente notizia di un nuovo album dei Godspeed You! Black Emperor, giusto il tempo di rendersi conto dell’annuncio dell’uscita di Allelujah! Don’t Bend! Ascend! che il disco è già registrato, mixato e disponibile dall’etichetta. Già dopo la reunion di un paio di anni fa, con conseguente tour mondiale che ha toccato anche l’Italia, circolava la voce che il gruppo canadese stesse scrivendo nuovo materiale, ma ora ne abbiamo la certezza assoluta, a distanza di dieci anni da quel monumento che risponde al nome di Yanqui U.X.O.. Famosissimi anche per i progetti paralleli dei vari componenti, fra i quali i più conosciuti sono sicuramente Thee Silver Mt. Zion e Hrsta, i GY!BE giungono ora al quarto album in studio se non contiamo il primo e limitatissimo All Lights Fucked on the Hairy Amp Drooling: si passa dall’indicibile f♯a♯∞ ai ben più famosi e curati (nonché talvolta prolissi) Lift Your Skinny Fists Like Antennas To Heaven e Yanqui U.X.O., passando l’EP capolavoro Slow Riot For New Zero Kanada.
Per nostra fortuna Allelujah! Don’t Bend! Ascend! non porta con sé quel senso di prolissità ed esagerazione tipica delle precedenti uscite, anzi sembra procedere con fare più “leggero” e travolgente rispetto a un Lift Your Skinny Fists Like Antennas To Heaven, per esempio: non che quel disco fosse mal riuscito, ma riuscire ad affrontare la proposta dei GY!BE in brani praticamente tutti oltre i venti minuti di durata era un’impresa davvero ardua anche per il più tenace degli ascoltatori (difficoltà che comunque non riesce a far dimenticare facilmente un brano come “Sleep”). In questo senso, nonostante i due brani principali raggiungano comunque un minutaggio assai elevato, sembra di stare davanti ad una riproposizione di “rockets fall on Rocket Falls” o, ancor meglio, di “Moya” in quanto a coinvolgimento e a fruibilità. L’apice del disco è esattamente il suo inizio: “Mladic”, brano destinato a diventare una delle migliori composizioni dell’anno in corso, è un incredibile mix di crescendo, di post-rock e di archi che si scontrano con ritmi quasi psych (nella parte iniziale sporadici accenni a White Hills o all’anima lisergica degli Gnod sembrano fare capolino) e qualche puntata in territori più “orientaleggianti”. “We Drift Like Worried Fire” non è da meno, pur rientrando a pieno nello stile GY!BE: prendendo a piene mani da Yanqui U.X.O., magari da una “09-15-00 (Part Two)” o ancora da “Motherfucker – Redeemer (Part 1)”, si sviluppa senza alcuna forzatura per tutta la sua durata, passando da momenti di relativa tranquillità ad altri leggermente più sostenuti e cadenzati. Particolarissima la scelta riguardo ai due restanti brani, che si districano in diverse variazioni sul tema dal sapore drone, scelta che se risulta azzeccata per “Their Helicopters’ Sing”, sembra un po’ fuori luogo per la conclusiva “Strung Like Lights at Thee Printemps Erable”, unico neo in un album praticamente perfetto.
Se ci fossero ancora dubbi sulle possibilità dei Godspeed You! Black Emperor di dire ancora qualcosa di significativo nel panorama musicale odierno, possiamo con tranquillità dire che questo Allelujah! Don’t Bend! Ascend! mette tutti a tacere: il difetto più evidente delle uscite precedenti, già ampiamente sottolineato, sembra essere stato eliminato in favore di composizioni sì lunghe ed articolate, ma con una verve che pochi oggi si possono permettere. Il campo del post-rock, che qui acquista una connotazione decisamente più ampia e complessa, ritrova ora uno dei suoi esponenti principali che torna a dare lezione a tutti i vari emuli e figliastri volontari o non (compresi i relativi progetti paralleli dei membri del gruppo).
8.0