(Autoprodotto, 2012)
1. Intro;
2. St. Mary of Bethlehem;
3. Bishopsgate;
4. 55;
5. Moorfields;
6. Order of the Star of Bethlehem;
7. The Signs of Future Threat (Outro)
Gli Antiquus Infestus sono un gruppo cesenate nato lo scorso anno, con all’attivo già tre uscite totalmente autoprodotte: The Light Of Two Suns è il primo della lista, a cui segue The Cult Of Ra, incentrato su tematiche legate alla mitologia egiziana, per arrivare all’ultimo Order of the Star of Bethlehem che può quasi considerarsi un ep data la durata complessiva e il numero di brani presente.
Stando alle dichiarazioni di Sverkel (che si occupa delle vocals, coadiuvato da Asmodeus al basso e da Malphas alle chitarre e alla drum machine) il concept dietro Order of the Star of Bethlehem può essere letto come una ricerca su Bedlam, oppure sugli ultimi anni di vita di Friedrich Nietzsche quando il filosofo, già inevitabilmente segnato dalla malattia, tenta di fare una veloce panoramica sulla sua vita, ottenendo una visione distorta e sfocata del suo periodo cosciente. Tralasciando questo aspetto (abbastanza puerile, visto che il pensiero di Nietzsche potrebbe dare via a riflessioni decisamente più profonde e di rilievo), gli Antiquus Infestus propongono un veloce e pesante black/death metal che si rifà a gruppi come (gli ultimi) Behemoth, agli Immortal post – 2000 e magari a qualcosina dei primissimi Cradle Of Filth. Ci troviamo quindi davanti a suoni puliti e cristallini, a passaggi fra scream e growl (quest’ultimo decisamente più incisivo del primo) e a riff di “grande richiamo”, spesso e volentieri quasi catchy a livello da Lamb Of God: in questo senso il continuo puntare su tappeti di doppia cassa a supporto delle chitarre ricorda più di una volta il gruppo americano. Emblematica è anche la fastidiosa insistenza che in “55” ci propone lo stesso passaggio innumerevoli volte, stavolta prendendo a piene mani dagli ultimi lavori del gruppi di Nergal. Stesso dicasi per la titletrack, che però almeno propone qualche accelerazione in più e un lavoro di riffing un po’ più ragionato.
In generale questo lavoro si basa su poche soluzioni spesso abusate e poco incisive per il genere proposto e talvolta anche abbastanza banali. Inoltre il fatto di richiamarsi così spesso agli ultimi Behemoth, personalmente, non giova sicuramente alla qualità della musica degli Antiquus Infestus che tecnicamente ci sono, ma che dovrebbero lavorare di più sulla composizione generale, per trovare più personalità e infondere più qualità alla propria proposta.
5.0