(Baphomet In Steel, 2012)
1. Meine Schwarze Flugeln
2. Sledgehammer Murderer
3. Lunch For The Worms
4. Hordes Of the Primordial Chaos
5. Headshot
6. Chamber Of Bones
7. Tenochtitlan Claims Blood / On Mayor Altar’s Edge
8. Decomposing Alive
Ricevuta la nuova fatica dei padovani Zorndyke, mi imbatto subito nella visione della copertina, del retro e del mini booklet che, con la loro immediatezza decadente e putrescente, parlano ai miei occhi di sacrifici umani, teschi e vermi dappertutto. Vogliono esprimere solo una cosa: it’s fuckin’ death metal old school, man!
Procedo all’ascolto e capisco subito che che qui si ha a che fare con gente preparata nel genere, che offre una sintesi della grande e sincera immediatezza musicale degli anni 80/90. Già, perché per quanto ci si possa aspettare (come accade spesso) una noiosa ripetizione dei canoni e del sound di band del passato, ci si diverte fin da subito ascoltando le atmosfere criptiche ma piene di energia della prima traccia, “Meine Schwarze Flugeln”. Proseguendo in questo viaggio grezzo e a tratti ignorante, si apprezza un interessante connubio tra blast e riffing di scuola americana alla Morbid Angel e il clima cupo di stampo svedese alla Entombed, unito a sprazzi di first wave of black metal che ricordano gruppi come Celtic Frost e Bathory, solo per citarne alcuni. Esempi lampanti li troviamo in “Sledgehammer Murderer” e “Lunch For The Worms” nelle quali si individuano anche dei classici stop’n’go, che si faranno apprezzare dagli amanti del genere. Nel sesto pezzo, “Chamber Of Bones”, si colgono echi death/trash tra Unleashed e Sodom, mentre nella (semi) titletrack “Tenochtitlan Claims Blood / On Mayor Altar’s Edge” troviamo, in uno scenario caratterizzato da sacrifici umani aztechi e pile di teschi, una significativa sintesi del sound proposto dal gruppo. Chicca finale, tra speed trash e lerciume proto-black alla Venom, “Decomposing Alive”, una traccia-lampo ricca di violenza, degna chiusura di un lavoro convincente.
Per quanto ormai, in pieni anni dieci del Duemila, questo genere sia stato proposto in mille varianti e in mille salse, fa sicuramente piacere ascoltare una sapiente e sincera sintesi di un sound che per molti è ritenuto superato. Detto questo, consiglio il disco agli amanti dell’old school che, sicuramente avranno da divertirsi.
7.0