(Autoproduzione, 2013)
1. Intro
2. Entrenched in Agony
3. Shatter of Morality
Un po’ di cronistoria dei torinesi Mind Snare la s’è fatta in occasione dell’ultimo live report, ragion per cui preferisco non tediarti, Caro Lettore: basti dire che, se esistesse un Guinness dei Primati per il metal, i Nostri sarebbero pluripremiati, in quanto prima death metal band in assoluto del Bel Paese (1989… già: come l’esordio dei Morbid Angel!). Dopo gli ultimi sei-sette anni piuttosto travagliati in fatto di riassestamento della line up, da qualche tempo, il veterano chitarrista Christian, insieme al batterista delle uscite più recenti, Sergio, hanno trovato stabilità con Derek alla voce e Fabio al basso: si tratta, dunque, a tutti gli effetti d’una band, almeno visivamente, piuttosto differente da quanto eravamo abituati a vedere, pensando “Mind Snare” – da sempre un power trio –, ma l’attitudine, l’identità, il background e le basi del suono del neo-quartetto, Promo 2013 alla mano (la prima uscita dopo sette anni d’attesa!), restano le medesime.
Se amate la scena death metal italiana, un “ripasso” in casa Mind Snare andrebbe fatto, per lo meno per sana curiosità: i Nostri, infatti, pur non inventando nulla, anche in formazione riveduta e corretta, riescono sempre a portare, con le loro sonorità, l’ascoltatore nell’immaginario del Metallo della Morte dei gloriosi anni Novanta. L’“Intro”, in apertura, è un manifesto d’attitudine: feedbacks à gogò, che riportano a quel background hardcore che il proto-death metal ha sempre avuto, sostenuti da un’inquietante voce narrante, per un risultato che pare a metà strada fra un omaggio ai Cannibal Corpse di Eaten Back to Life e le inquietanti intros recitate di certi Malevolent Creation. Il tutto, però, non sa di plagio o scopiazzatura: chi conosce il combo torinese sa che certe soluzioni sono sempre state nel DNA della band e le due canzoni che seguono dimostrano quanto effettivamente i Nostri suonino ciò che hanno nel cuore, in maniera spontanea, senza alcuna ruffianata per quell’ostentato old school death metal che, negli ultimi anni, fa così figo riesumare, con progetti privi di personalità e inutili per la crescita della cosiddetta “scena”.
In “Entrenched in Agony” l’anima più immediata e ottantiana dei Mind Snare emerge, trionfando in un pezzo di circa due minuti: riffing figlio dei Suffocation prima maniera, ripartenze e stop & go’s dal sapore hardcore, brevi grooves derivati da Carcass e Impetigo sorretti da un drumming decisamente più veloce rispetto ai lavori precedenti – buona la prova di Sergio – restituiscono una song di puro impatto, senza fronzoli. “Shatter of Morality”, invece, si presenta più lavorata e più imparentata con Black Crystal Sun e From Blood to Dust, complice l’abbondante presenza di quelle melodie oscure post-slayeriane che fanno parte del trademark sonoro dei Mind Snare non proprio dall’altro ieri; alternando momenti veloci dall’impatto death-grind a lenti che vogliono (senza la potenza e la maestosità degli originali) riecheggiare gli Immolation, tre minuti di grezzo death metal novantiano, con suoni di chitarra grassi come tradizione comanda, se ne vanno lisci lisci. Le uniche pecche del dischetto, forse, stanno nel citazionismo di certe influenze e soluzioni: da una band attiva da così tanto tempo, con buone capacità tecniche, ci s’aspetterebbe più personalità – ma, trattandosi di death metal di vecchia scuola, è anche comprensibile la presenza di certo derivazionismo –, inoltre, nella registrazione, la voce risulta leggermente indietro e non incide appieno. Derek, purtroppo per lui, ha la sfortuna d’avere ereditato la posizione che fu di Gigi (uno dei growls più profondi che abbia mai sentito dal vivo… e lo dico dopo aver sentito live anche gente come Matti Way e AJ Magana); per fortuna il ragazzo, come chi lo precede, ha un timbro decisamente personale e riconoscibile: lavorandoci su con maggiore impegno, potrebbe essere lui il “di più” che renderebbe vincente un eventuale nuovo album dei Mind Snare.
6.5