(Autoproduzione, 2013)
1. Dimitris
2. Abstensionism
3. Mainstream Mediocrity
4. Homs is Falling
5. Nazionist
6. Tradition of Domination
7. Sell Your Dignity
8. Banksters Egemony
9. Heritage
10. Envoy of Passivity
11. Police Brutality
12. Sufferings from Laboratory
13. Communihilist
14. Security Lies
15. Deception Unleashed
16. Antispeciesist Action
17. Potential Riot
18. Generalized Oppression
Dalla tracklist di cui sopra, decisamente nutrita, molti intuiranno senza essere proprio Sherlock Holmes che i francesi Degraded, al loro esordio assoluto, sono una grindcore band: ergo, tante songs, tutte fra gli uno ed i due minuti ed indubbia violenza a palate. Leggendo poi con una certa attenzione i titoli, è facile scoraggiarsi nell’imminente ascolto: le parole presenti nelle diciotto tracce, infatti, se il nostro background d’ascolti proviene da certo hardcore d’attitudine ottantiana, le abbiamo lette centinaia di volte, magari disposte in ordine diverso, ascoltando dischi di gente come Discharge, Extreme Noise Terror, Napalm Death e chi ne ha più ne metta. Tutto questo per sottolineare che per chi recensisce, nella sua apparenza, questo album della band di Tolosa – guarda caso, area fitta di attivissimi centri sociali, nonché casa dei Fatal Nunchaku, combo powerviolence che tutti gli amanti degli Spazz in ascolto sono assolutamente obbligati a scoprire – si presentava come l’ennesima prova su disco creata, magari con intenzione ed entusiasmo, ma anche con il sapiente ausilio della fotocopiatrice, in tutto e per tutto.
Bene: non potevo fare un errore peggiore.
Sì, malgrado i messaggi (a)politicizzati presenti su Generalized Oppression siano, nel 2013, triti e ritriti (l’attacco alla destra di “Nationist”, l’ingiuria verso il sistema bancario di “Banksters Egemony”, l’immancabile vena animalista in “Sufferings from Laboratory”, lo scontato riferimento di “Police Brutality” e chi ne ha più ne metta…), i Degraded sono, dal punto di vista meramente artistico/compositivo, una bella ventata d’aria fresca nel tradizionalista panorama grind. In una sola parola: originali.
Capaci di mischiare, infatti, il classico impianto melodico crust-hardcore (Tragedy?) con la furia del grindcore di certi Napalm Death e vecchi Brutal Truth, i Degraded amano lanciarsi in interessanti digressioni in un territorio dell’ambiente più zozzo del mondo alternativo che, a mio parere, poche volte l’estremo più trve ha citato: la scena noise e post-rock degli anni Novanta. Già dall’opener, “Dimitris”, un caldo e roboante riff à la Helmet s’alterna ad un d-beat di casa Extreme Noise Terror; addirittura, in “Mainstream Mediocrity” c’è spazio per citare, nella carneficina di tupa-tupa e blastbeats, le atmosfere dei Cherubs; qua e là sbucano dissonanze e riff dal gusto rock’n’roll che starebbero benissimo su qualunque disco dei Jesus Lizard; in “Envoy of Passivity”, il pezzo migliore del lotto, c’è pure un po’ di death metal anni ’90 e sberle apocalittiche che non stonerebbero nei primi Cult of Luna.
L’anima musicale dei Degraded, dunque, è decisamente molteplice e, talora, non disdegna di citare pure i grooves dei Sepultura di Chaos A. D. (guarda caso, l’album più –core oriented dei brazileros), come in “Sell Your Dignity” e “Deception Unleashed”. L’effetto generale delle influenze della band, per altro, non porta a risultati raffazzonati e forzati, come quando si vuole far cogliere la citazione a tutti i costi, bensì ogni particolare è permeato in maniera uniforme e nello stesso tempo dinamica. Unico neo, la voce: aggressiva sì, abbaiante sull’andazzo del vecchio filone hardcore anni ’80 sì, ma troppo banale, in un contesto così creativo e multiforme.
Se vi piace la musica estrema diretta ma “intelligente”, avrete di che divertirvi; se il grindcore è il vostro pane, adorerete questo disco; per tutti quelli secondo i quali certa musica non può non essere che necessariamente legata a certi cliché (niente contro tutto questo, per carità: per primo, io stesso frequento talvolta i CSA; ma, a mio parere, l’impegno va ben oltre gli slogan da gridare a squarciagola a qualche manifestazione), Generalized Oppression potrebbe anche essere il disco dell’anno.
7.5