(Prosthetic Records 2011)
La Deathwish Inc., etichetta del frontman dei Converge Jacob Bannon, monopolizza da ormai molti anni il mercato indipendente con le sue uscite in ambito hardcore/punk/noise, che spesso e volentieri risultano essere di grandissimo spessore. Il suo roster prevede band del calibro di Deafheaven, Coliseum, Carpathian, Touchè Amore e Integrity, e amando queste sonorità, sono sempre attento alle novità che si susseguono in casa Deathwish. C’è anche da dire che la strada segnata da Bannon e soci è stata percorsa da tanti, e non sempre con grandissimi risultati; molte band non hanno saputo reinventarsi e si sono limitati a scopiazzare qua e là il suono estremo e allo stesso tempo punk che ha reso i Converge una delle band più longeve del panorama hardcore.
Tra quelli però che la lezione l’hanno imparata, e pure ottimamente, ci sono i Trap Them, e questo Darker Handcraft ne è testamento, nonostante segni il passaggio dei nostri su Prosthetic Records. Se le prime uscite della band del New Hampshire si muovevano su territori molto più metal, questo ultimo disco porta le loro sonorità ad un livello successivo, con l’utilizzo di riff di chitarra downtempo mescolati con maestria a momenti sludge che si evolvono su ritmi di batteria serratissimi. Le linee vocali sono marce ed estreme, e fanno da contorno al sound abrasivo debitore ai Converge in primis, ma anche a gente come Entombed e Eyehategod.
Si inizia con “Damage Prose” passando per “Evictionaries” fino ad arrivare a “The Facts”, pezzo a mio parere migliore del disco. Il suo ritornello racchiude totalmente l’essenza turpe della band: “I am the goddamn son of a bitch”, penso ci sia ben poco da aggiungere.
L’intensità che trasuda da questo lavoro è quella di una band che non vuole dimostrare niente, non si impone a precursore di un qualsivoglia genere, e alla quale non interessa essere etichettati. Darker Handcraft è un assalto sonoro, a tinte sfacciatamente noise, con un attitudine punk da fare invidia a molti, nel quale non troverete passaggi tecnici o melodie ma solamente un riffing indissolubile e odio che vien fuori dalle casse; se siete alla ricerca di un disco senza compromessi, questo è l’album che fa per voi.
7.5