(Sumerian Records, 2013)
1. The Adjacent Possible
2. Microscopic Scale
3.Another World
4. This Seems Familiar
5. A Little Goes A Long Way
6. Cause For Concern
7. Home Away From Home
8. Full Circle
Non pago del buon riscontro riservato all’ultima fatica della sua band-madre, quei The Faceless che proprio con Autotheism si sono definitivamente imposti tra le nuove leve del progressive-technical death come uno dei gruppi più validi, torna in veste solista il bassista Evan Brewer, capace due anni fa con Alone di lasciare tutti a bocca aperta per il mix di tecnica, melodia ed orecchiabilità sprigionato dal suo debut album.
Oggi le cose però sembrano cambiate abbastanza vistosamente visto che, parafrasando il titolo dell’album precedente, Brewer ha abbandonato la solitudine compositiva e strumentale del passato, preferendo in questo caso circondarsi di una batteria fissa, egregiamente suonata dall’ex-Animals As Leaders Navene Koperweis, e da inserti tastieristici praticamente onnipresenti, eccezion fatta per alcune, circoscritte pause solistiche ad opera del basso. Alone ci presentava la foga virtuosistica di un musicista desideroso di far conoscere il proprio nome oltre i ristretti ranghi del genere di appartenenza della sua band principale, presentando una serie di brani davvero eccezionali e capaci di attirare immediatamente l’attenzione anche degli ascoltatori più distratti: Your Itinerary invece, ci mostra piuttosto la conoscenza e la cultura musicale dal quale proviene il giovane bassista americano, che nel corso delle otto tracce presenti mette in mostra ed unisce con risultati altalenanti tutta una serie di radici ed influenze facenti parti del suo background artistico. La fusione di partiture progressive, fusion, jazz e funky ricorda da vicino le peripezie sonore a cui la band di Tosin Abasi ci ha abituato negli ultimi anni, nonostante Brewer mantenga in questo frangente un “profilo basso” davvero inspiegabile dopo il roboante esordio di due anni fa. Non mancano arpeggi, digressioni, passaggi al fulmicotone e soli penetranti ad opera delle sei corde del bassista, eppure il tutto viene fin troppo sotterrato dai tappeti di tastiera e batteria che accompagnano nelle canzoni, impedendo di urlare al miracolo come, effettivamente, Alone era riuscito a fare.
Meno sensazionalistico e più pacato, il nuovo Your Itinerary vuole idealmente seguire l’orma degli album strumentali firmati dai grandi bassisti del presente e del passato (Wooten e Miller sono i primi che saltano alla mente ascoltando l’album), dove si cerca di evitare la proposta di saggi manieristici dello strumento, in favore di “bella musica” considerata nel suo complesso. Paradossalmente però, pur dimostrando una competenza e delle capacità notevoli, preferivamo l’Evan Brewer spensierato ed un po’ gradasso del disco precedente, capace di creare musica forse un poco pretenziosa ma certamente fuori dal comune.
6.5