(Agonia Records, 2013)
1. Blackpowder Roars
2. Wolves At My Door
3. Ain’t No Pit Deep Enough
4. A Hoax, A Croc!
5. From One Rebel To Another
6. I Asked For Wine, He Gave Me Blood
7. The South Will Always Know My Name
8. Le Blackout Blues
9. Backwoods Bayou
10. Built For Discomfort
11. Gators Rumble, Chaos Unfurls
Marchio numero cinque per i Glorior Belli, entità francese costituita in realtà dalla sola mente di Billy Bayou dietro all’intero progetto, che anche stavolta decide di contornarsi di validi session-men per la realizzazione del qui presente Gators Rumble, Chaos Unfurls. L’evoluzione stilistica del gruppo è sempre stata alquanto particolare e personale, partendo dalle origini raw black metal di O Laudate Dominvs, trasmutandosi poi verso forme di black più intellettuali ed avanguardistiche in Manifesting The Reaging Beast, fino al semi-capolavoro di Meet Us At The Southern Sign, sintesi perfetta del vecchio retaggio estremo del francese unito alla sua nuova passione per sonorità southern-blues maledette.
The Great Southern Darkness, invece, segnava una momentanea battuta d’arresto per la prolifica ispirazione di Bayou, forse un po’ confuso in quel periodo circa la direzione da dare ai Glorior Belli, mentre il nuovo album cerca di uscire da questa empasse stilistica, riuscendo però solo a metà nella difficile impresa. I nuovi brani infatti si muovono costantemente tra tentazioni legate al passato di metà carriera, con riff affilati e dissonanti uniti alle tonalità ruggenti della voce del parigino, e moderne svolte compositive che omaggiano ormai senza mistero l’operato di realtà sludge americane note a chiunque, un nome su tutti i Down di Phil Anselmo, che vengono quasi plagiati in alcuni passaggi dell’album! Come detto, si tratta di elementi già presenti nel songwriting dei Glorior Belli da diverse uscite a questa parte, ma era proprio la fascinosa capacità di non svelare mai completamente questo aspetto che rendeva Meet Us At The Southern Sign un lavoro malefico ed oscuro, eppure allo stesso tempo tremendamente catchy ed attraente. L’abuso di scale pentatoniche, bending, e tutto il restante bagaglio tecnico legato al blues che Chaos Unfurls… porta con sé, spezza la magia e rende il tutto un po’ piatto e prevedibile, ponendo più di qualche dubbio circa il coraggioso accostamento tra le radici tipicamente europee dei brani e le svolte americane di cui il platter è pieno. Non mancano sicuramente assalti all’arma bianca capaci di ricordarci ancora da dove provengano i Glorior Belli del presente (“Wolves At My Door”, “I Asked For Wine, He Gave Me Blood”), né tutte le composizioni più moderne risultano aride e prive dell’alone maligno caro a Bayou (“A Hoax, A Croc!, “The South Will Always Know My Name”), dividendo in definitiva circa il giudizio complessivo del nuovo album.
I dubbi espressi fin’ora non devono comunque far pensare ad un lavoro insufficiente o scarso in tutte le sue parti, perché questo non renderebbe merito a delle canzoni indubbiamente studiate e molto personali, solamente un po’ fuori tiro in alcuni episodi. Diciamo che la sopraffina qualità a cui eravamo stati abituati dai lavori precedenti, nonché dall’incredibile side-project 11 As In Adversaries sempre ad opera del francese, avevano creato delle aspettative che non vengono totalmente ripagate da Gators Rumble, Chaos Unfurls (comunque una spanna sopra al precedente The Great Southern Darkness), ma che ci troviamo al cospetto comunque di un prodotto (black) metal fresco, attuale e non derivativo, cosa non da poco in un epoca di band fotocopia ed emulatrici dei vecchi fasti nordeuropei del genere in questione.
6.5