(Dark Descent Records, 2014)
1. Night Sea Sorcery
2. Chalice Of Doom
3. Liber Lilith
4. Svn Eater
5. In Fornication Waters
6. Nekuomanteion
7. The Fiery Spheres Of The Seven
8. Fyre Made Flesh
9. The Sinister Calling
Il misfatto alla fine si è compiuto, e l’ultimo temibile parto degli inglesi Lvcifyre ha finalmente visto la luce, o le tenebre più precisamente, andando subito a sfidare da molto vicino tutte quelle formazioni che giocano oggi a “fare più rumore possibile”, con risultati ora interessanti, il più delle volte invece riduttivamente cacofonici.
Se per misurarvi con la loro musica pensate di partire dalle coordinate del precedente The Calling Depths, preparatevi subito a delle belle sorprese, visto che il nuovo Svn Eater coincide solo parzialmente con quanto messo in mostra sul debut album un paio di anni fa: rimangono invariate le solide influenze del gruppo, maledettamente collegati all’operato più luciferino ed allucinato dei mentori Morbid Angel, ma inserendo oggi delle dissonanti novità che evolvono enormemente il carico horrorifico della nuova release targata immancabilmente Dark Descent Records, sinonimo di assoluta garanzia quando si tratta di scavare nel death metal più marcio e contaminato da divagazioni black metal primordiali. Per quanto infatti le origini sonore dei Lvcifyre siano indelebilmente connesse alla vecchia scuola americana del genere, il loro album suona dannatamente moderno, nel riffing e nella concezione, capace al contempo di evocare ancestrali melodie chitarristiche alternate a stacchi al fulmicotone davvero esaltanti, vero asso nella manica compositivo per il terzetto di Londra. Meno funambolici degli Ulcerate, più concreti e “sul pezzo” di acts come Aevangelist e Deathspell Omega, i Lvcifyre confezionano un prodotto maturo ed intrigante, capace di affascinare pur non lasciandosi mai capire pienamente: difficilmente al termine dell’ascolto vi canticchierete qualche brano dell’album, eppure sin dai primi ascolti rimane difficile non prestare assoluta attenzione al contenuto mortifero, per molti tratti pericoloso e nocivo, sprigionato dal basso urticante e sporco di Cvltvs, dalle chitarre nevrotiche di Dictator e T. Kaos, autore peraltro di una prova interpretativa superba dietro al microfono, e dai beats inumani per velocità ed intensità del bestiale Menthor. L’apparente calma mantrica dell’opener “Night Sea Sorcery” serve solo ad aumentare lo sgomento non appena si scatena la furia di “Chalice Of Doom” e delle altre otto perle oscure che coronano questo album, nel quale risulta davvero arduo rintracciare un highlight o qualche traccia superiore rispetto alle altre.
Il songwriting infatti si dimostra maturo e perfettamente coeso, estremizzato oltremodo rispetto al precedente The Calling Depths e capace di una profondità e di una “musicalità” spesso assente anche in molti compagni di etichetta del combo inglese. Non si tratta certo di ascolti per tutti, ma chi ritiene imperdibile ogni uscita della label americana ed è dotato di una bella dose di pazienza, nonché perversione uditiva, troverà in Svn Eater una delle migliori, se non la migliore in assoluto, uscite del settore per questo anno appena iniziato.
8.0