(Autoproduzione, 2011)
1. Flint
2. Part 2
3. The Wait
4. H.R.
5. Hotel No.6
6. Landcrab
7. Daddies Little Helper
8. Woodchip
9.10×10
10. Andy Fox
Ambient, Post Rock, a tratti Jazz e persino Dub: descritto così questo If It Carries On Like This We Are Moving To Morecambe dei The Fierce And The Dead sembrerebbe un disco senza né capo né coda, ma andiamo con ordine.
Il trio londinese è autore sicuramente di uno dei dischi più riusciti di quest’anno, e il loro giocare in maniera spontanea ed estrema con generi musicali all’apparenza lontani tra loro li porta a poter essere apprezzati da ascoltatori dai gusti più disparati.
La base più evidente è quella post rock dei Mogwai, ai quali però si aggiunge prepotentemente una radice Acid Jazz (con il supporto in studio del sassofono di Terry Edwards, azzeccatissimo specie in “Daddy’s Little Helper”) che riporta in mente, a tratti, i veterani della scena inglese come Galliano e James Taylor Quarter.
Altra matrice importante da citare è quella del sound degli Isis, e di quello degli Explosions in the Sky, evidente in brani come “10×10”, “H.R.” e nell’opener “Flint”, dove la violenza sonora sempre sopraffina del trio inglese trova l’apice in quello che è sicuramente il pezzo più diretto dell’intero album (se di “diretto” si può parlare).
L’assenza di parti vocali poi dona a tutto un alone di mistero che rende la proposta molto accattivante, proprio perché non vi è spazio per scontatezze e soluzioni copia/incolla che potrebbero rendere il disco meno vero di quanto non lo sia già.
Se poi a questo aggiungiamo una cura estremamente minuziosa e variegata negli arrangiamenti, possiamo considerare If It Carries On Like This We Are Moving To Morecambe un piccolo gioiello.
Un disco così lo si può ascoltare solamente con una mente aperta, e pronta a tutto: i The Fierce And The Dead giocano e deridono ogni tentativo di catalogare la musica, e lo fanno in maniera incredibilmente personale.
Voto 7