C’è veramente necessità di recensire un disco del genere? Ad un primo ascolto, direi di no…e purtroppo l’opinione non cambia con gli ascolti successivi. Ad ogni modo, gli austriaci Belphegor giungono al loro settimo album di studio, senza peraltro spostarsi di un millimetro dalle tipiche sonorità costantemente a metà fra black metal e death metal (lo chiamano “Blackened death metal”) che li hanno sempre caratterizzati. Ancora una volta si fa un uso costante, persistente, monotono e fine a sé stesso del doppio pedale. Ancora una volta i blast beats la fanno da padrone, e ancora una volta, irrimediabilmente, le canzoni risultano molto simili (per usare un eufemismo) fra di loro. Le tematiche dei testi, manco a dirlo, sono il satanismo, la lotta religiosa, la morte, il sangue, il terrore e via dicendo. Insomma, assolutamente nulla di nuovo sotto il sole o, meglio, fra le fiamme degli inferi. Cenni speciali, a voler essere magnanimi, possono essere fatti per “Justine: Soaked in Blood”, la quale è apprezzabile se non altro per le atmosfere un po’ più ritmate e meno confusionarie di cui, invece, il resto del lavoro è intriso. Da segnalare anche i mugolii orgasmici all’inizio di “Sexdictator Lucifer” nonché l’alternanza di testi in tedesco ed inglese (!!!). Per il resto: vocioni atti a spaventare, atmosfere sulfuree (come quella che fa da incipit al disco), latinismi, come nella migliore tradizione black metal ed odi a Satana in varie forme e maniere. E prima che si finisca di sbadigliare, cala il nero sipario sull’ennesimo lavoro piatto. Voto: 5
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