(Season Of Mist, 2014)
1. Watcher;
2. Psywar;
3. Trinity;
4. Pandaemon;
5. Milab;
6. VI.Sec.;
7. Throne Of Time;
8. Corpse Of Care;
9. Posthuman;
10. Aion Suntelia
Season Of Mist l’aveva annunciato più volte e ora ci siamo: a sette anni di distanza da quel Ordo Ad Chao che divise i fan, i Mayhem ritornano con il nuovo album Esoteric Warfare, il primo senza l’ormai storico chitarrista Blasphemer, nel gruppo sin dai tempi di Wolf’s Lair Abyss. Assieme al nuovo chitarrista Teloch (già in forza ai Nidingr) troviamo quindi il collaudato trio composto da Hellhammer, Attila Csihar e Necrobutcher.
Chi temeva un cambio di direzione dovuto al nuovo ingresso può stare tranquillo, i Mayhem hanno mantenuto la stessa formula già presente in Chimera (soprattutto) e Ordo Ad Chao, per cui già dall’incipit “Watcher” le coordinate stilistiche paiono chiare e ben definite: un black metal con una produzione compatta e potente, basato su riff psicotici e talvolta dissonanti sul quale dovrebbe ergersi l’eclettico timbro vocale dell’ungherese Attila Csihar. Peccato che il disco sia davvero piatto. E non lo dico per parte presa, che senso avrebbe altrimenti ascoltare ancora questo gruppo?, ma perché tutto l’album si rivela essere una prova di stile, valida, ma che sempre manierista rimane. D’altronde davvero qualcuno si aspettava qualcosa di più dai Mayhem nel 2014? Non si può nemmeno dare la colpa a Teloch perché lui svolge esattamente quello che ci si aspetterebbe da lui e lo fa in maniera più che dignitosa. “Psywar”, “Watcher”, “Trinity”, “VI.Sec.”, per fare alcuni esempi, hanno tutte le caratteristiche per essere buoni brani, se non quella di essere figlie (in)dirette di Chimera. D’altro canto “Corpse Of Care”, “Posthuman” o “Aion Suntelia” sembrano voler uscire da Ordo Ad Chao ma mitigate da suoni più cristallini e accessibili, per cui il risultato finale è tutt’altro che incoraggiante. Aggiungiamoci anche che la voce di Attila in questo frangente risulta monotona e vicina a quella che fu di Maniac e ci troviamo davanti ad un quadro davvero poco edificante.
Paragoni impietosi, nostalgie di sorta o confronti col passato più remoto del gruppo non avrebbero alcun senso in questa sede. I Mayhem ne sono consapevoli e proseguono la strada tracciata da Chimera, ai tempi incensato con commenti entusiastici ma lontano dall’essere un buon disco, tentando di unirne i lati migliori con quelli del suo successore Ordo Ad Chao ma finendo per ripercorrere gli errori di entrambi per un disco davvero insapore e, soprattutto, incolore. E per questo Esoteric Warfare si merita il voto più banale e indicativo che si potrebbe dare ad un album: il voto delle occasioni perse, delle potenzialità sprecate, della monotonia, di un’ostinazione arida e improduttiva. E della consapevolezza che dal prossimo anno nessuno si ricorderà più di questo disco.
6.0