(Dark Descent Records, 2014)
1. Go And Hope
2. Nothing But The Whole
3. Behind The Curtain
4. All Is Known
5. Tales Of A Burning Man
6. The Past Is Dead
7. Lowland
Con un estate così simil autunnale non si poteva certo chiedere di meglio che la pubblicazione del nuovo lavoro degli Emptiness, band black death metal proveniente dal Belgio ed attiva dal 1998, fattasi ora viva dopo due anni con un disco pubblicato ancora dalla Dark Descent Records, etichetta più piccola della precedente (i ragazzi erano pubblicati dalla più grande Agonia Records) ma ben affiliata col mondo underground di provenienza di questi musicisti.
Il nuovo lavoro di Phorgath e Neerath, entrambi in forze agli Enthroned, ci delizia gli apparati uditivi con una oscura prova di talento atta a trascinarci in un abisso di dolore e cinismo senza precedenti. In questo disco non vi sono limiti compositivi che questi musicisti (accompagnati ovviamente dagli altri membri della band Jonas e Phil) si siano posti, insegnandoci che il fine giustifica ampiamente i mezzi. Tanto per intenderci, Nothing But The Whole è tutto meno che un disco di facile assimilazione: le trame sono infatti molto dilatate e la qualità della registrazione è volutamente poco cristallina o esageratamente definita, ma il lavoro merita particolare apprezzamento per la vena compositiva e la verve di cui sopra si è già accennato. Non avrete certo tra le mani un classico lavoro di black-death Metal come possono fornirvene i Behemoth o i Belphegor per intenderci, niente velocità folli in questo album, ma una soffocante atmosfera di sofferenza e disperazione che può indirizzare maggiormente verso alcune soluzioni utilizzate dai Dark Fortress ad esempio.
La voce è un lamento portentoso, un Caronte che si fa carico di trascinarvi in fondo sussurrandovi tristi opere umane e fallimenti assortiti, un growl recitato e riverberato fino a snaturarne la natura stessa di cantato. Le parti strumentali non si ritrovano relegate in un microcosmo dell’underground estremo bensì godono di ottima ispirazione, e non vi sarà raro sorprendervi nell’ascoltare passaggi e soluzioni totalmente inusuali in un genere simile. Un esempio su tutti “All Is Known” che, oltre ad essere la traccia più lunga del lotto, regala sorprese una dietro l’altra, a partire da un arpeggio di derivazione post dopo un intro di stampo noise, mid-tempo quasi al confine con l’industrial ed un viaggio onirico tra suoni ed allucinazioni indotte nel più totale smarrimento. Risultano un po’ più quadrate e lineari le altre tracce, nelle quali però farà capolino qua e là in dosi variabili noise, raw-black, death metal, il tutto amalgamato con sapiente tocco. Ovviamente al primo ascolto sarà facile annoiarsi se non siete avvezzi al genere (in certi casi tornano alla mente persino gli Abruptum) o se non avrete sufficienti energie da dedicarci, ma con la giusta dose d’attenzione e concentrazione questo album sa sorprendere e farsi piacere in un periodo in cui purtroppo la fantasia compositiva non è sempre fornita al pubblico.
Da quanto avrete ovviamente già capito, sia che siate fans del genere o anche nuovi adepti, il passaggio attraverso gli Emptiness è d’obbligo ma va ponderato con cautela. Non fosse per l’estrema peculiarità del lavoro saremmo anche propensi a dare un voto più alto ma è giusto anche considerare l’accessibilità della proposta stessa per un possibile pubblico. In ogni caso i belgi se ne escono vincitori!
8.0