(Downfall, 2011)
1. Sharpening Our Blades on the Mainstream;
2. Anoxic Waters;
3. XXX – Manifest of Involution
Gruppo sconosciuto al sottoscritto, i romani Eyeconoclast hanno però ormai alle spalle una decina di anni di storia, nonostante abbiano pubblicato un solo album, Unassigned Death Chapter; il resto della loro discografia si riassume brevemente in un ep d’esordio datato 2003, in un paio di demo e nell’ep che mi accingo a prendere in considerazione, in cui dietro il microfono troviamo il cantante degli esordi che rimpiazza il recentemente defezionario Emanuele Capparelli.
Il genere della band può tranquillamente essere definito thrash/death, leggermente più improntato verso quest’ultimo genere, con una forte dose swedish al suo interno. Nonostante la durata sia abbastanza esigua, poco più di dieci minuti, le influenze degli Eyeconoclast sono abbastanza riconoscibili: pur avvalendosi spesso di cambi fra il classico “tupatupa” e il blast beat, come nella seconda traccia “Anoxic Waters”, gli In Flames sembrano fare capolino più di una volta assieme ai conterranei The Crown, riuscendo però ad imbastire delle accelerazioni degne di nota ed efficaci (in questo senso ricordano vagamente gli italiani Hateful). Queste influenze tipicamente nordiche esplodono con tutto il loro fragore nella conclusiva “XXX – Manifest of Involution”, quattro minuti di canzone che esplorano in maniera coscienziosa tutti i clichès del genere: vocals e tempistiche smaccatamente vicine al gruppo di Anders Fridén e soci, con continue variazioni fra velocità e rallentamenti a base di doppia cassa con tanto di assolo e stop and go finali in aggiunta ad un incipit che pare ispirato ai Lamb Of God. In generale Sharpening Our Blades On The Mainstream è un lavoro ben fatto, curato sia negli arrangiamenti che nei suoni, che sicuramente farà la felicità degli amanti del genere; il lato melodico e più thrash fortunatamente non viene enfatizzato come spesso capita, ma sembra si sia preferito puntare più sulla violenza e sulla velocità anche se questo aspetto forse viene leggermente penalizzato da suoni decisamente troppo puliti: qualche dose di “sporcizia” in più avrebbe sicuramente giovato.
Personalmente non apprezzo molto queste sonorità, ma bisogna riconoscere che gli Eyeconoclast ci sanno fare e che sicuramente fra i fan dei gruppi sopra citati riusciranno a ritagliarsi una buona fetta di pubblico, se avranno i mezzi per farsi conoscere anche oltralpe. Purtroppo per un ep composto da tre canzoni non è possibile dire molto di più, quindi il voto rimane relativo solamente ad un’uscita che contiene solo un’esigua parte di ciò che è stato scritto dal gruppo.
Voto: 6,5.