(Indelirium Records, Drown Within Records, Oceano Records, Dingleberry Records and Distribution, time as a color, Shove Records, 2014)
1. Il Niege
2. Awake
3. The Priest
4. City Of Gold
5. Untold
6. Departure
Vengono da Arezzo gli Amouth, e come tante altre piccole ma interessanti realtà dell’underground italiano suonano post. I ragazzi si presentano fondamentalmente come un progetto post hardcore con influenze ambient e nonostante siano alle prime armi hanno già riscontrato un notevole successo in patria e non solo, tanto da avere già un discreto numero di date live in programma per il 2015, cosa che non può fare altro che riempire d’orgoglio coloro che credono nella validità del nostro sottosuolo musicale.
Awaken si compone di una pregevole ma ancora acerba formula che unisce i generi sopracitati, risultando particolarmente influenzato dai mostri sacri del postcore, Isis e Cult Of Luna su tutti. Il sound è caldo, ti avvolge durante tutta la durata dell’ascolto e nonostante la lunghezza dei brani, tutti bene o male compresi tra i cinque e i sette minuti se non di più, non ci si annoia nell’ascolto. La copertina in questo senso è centrata in pieno, poiché invece di presentare spigolosità classiche dell’hardcore rappresenta bene il modo in cui ci ritroviamo avvolti dal suono dei nostri, in un senso di morbidezza generale. La voce è indiscutibilmente legata al mondo dell’hardcore, mentre gli strumenti tendono a rimanere maggiormente ancorati ai lidi post, con partiture ipnotiche, suoni dilatati e accordature tronfie: per farvi un’idea ascoltate “The Priest”, indubbiamente il brano più completo dei nostri, dotato di un guitar work essenziale ma assolutamente funzionale.
Il lavoro dei ragazzi di Arezzo è composto anche da brani strumentali, nei quali il lato prettamente ambient prende il sopravvento e fa capolino un ottimo gusto compositivo. Discutibile può risultare la scelta di aver inserito uno di questi in apertura al disco, ma è anche vero che si tratta di una pratica abbastanza diffusa. Procedendo nell’ascolto si noterà “Untold”, altro pezzo strumentale che non sfigurerebbe in una compilation di ambient electro. Per i brani non strumentali si nota invece la netta differenza d’impatto fornita dalla voce, aggressiva e melodica quando serve, capace di risultare efficace sia nei punti più riflessivi sia nei punti decisamente più “adrenalinici”. Pezzo particolarmente azzeccato è anche “City Of Gold”, basato su un maggior dinamismo sonoro. A mezza via si pone l’ultimo “Departure”, sette lunghi minuti nei quali si assiste ad una graduale evoluzione da un ambient più disteso ad un più classico postcore.
Certo si nota l’esperienza limitata della band, che rende la proposta un po’ acerba e palesa la necessità di ridefinire meglio determinati aspetti della propria proposta. In particolare ci sarà da lavorare sulla ripetitività dei pezzi: lasciando fuori il sesto brano, che presenta di per sé un evoluzione musicale in crescendo durante tutto il minutaggio a disposizione, gli altri tre pezzi di considerevole durata, ovvero quelli che si avvalgono anche del cantato, denotano questa pecca. La formula che compone i pezzi è sempre molto simile, pertanto ci ritroviamo verso la fine dei brani con l’incipit che viene ripreso e ripetuto, fornendo alla fine l’idea che si tratti sempre di un fraseggio semplicemente alternato con svariate divagazioni. Altro punto su cui lavorare in futuro sono i momenti strumentali all’interno delle canzoni dove vi è il maggior utilizzo di effettistica; su questo lavoro gli Amouth hanno deciso di puntare su sistemi semplici e ripetitivi, ma alla lunga una stessa formula reiterata in tutto il lavoro (tracce strumentali a parte, visto che seguono uno stile differente) penalizza la godibilità dei brani stessi.
Le capacità ci sono e sono evidenti, dunque osare dovrebbe essere la parola d’ordine per il prossimo lavoro, pur senza dover stravolgere esageratamente la propria personalità. Awaken è un lavoro onesto che risulta gradevole ma che ci mostra una band dotata di tanta buona volontà ma anche margini di miglioramento ancora ampi. Speriamo di poterli osservare presto dal vivo per testare le effettive qualità di questi musicisti anche nel contesto più consono alla loro musica.
7.0