Gli Inside Process sono un gruppo formato a Viterbo nel 2005, che con questo “Shade the Sun” giunge alla sua prima prova sulla lunga distanza. Dopo un primo EP di soli tre pezzi (accolto molto bene dalla principali testate giornalistiche del settore), e nonostante le più rosee aspettative di poter trovare una label in grado di supportarli nella loro opera di distribuzione, anche questo full length di debutto è totalmente autoprodotto e distribuito, con il solo aiuto degli “sponsor”. Il genere proposto (sorpresa!) è un metal-core molto melodico che fa dell’alternanza fra ritmi stoppati e cori limpidi e -appunto- melodici, il suo perno. Le influenze (sorpresa, sorpresa!) sono quelle dei mostri sacri del genere, che hanno portato in auge l’intera situazione: Caliban, As I Lay Dying, Killswitch Engage.
Non che i brani siano male costruiti, intendiamoci. Solo soffrono di quella che per il genere potrebbe essere considerata ben oltre il rango di “malattia cronica”, diciamo pure che è una condanna a tutti gli effetti: i pezzi sanno tutti tremendamente di già sentito. E se a volte la cosa è palese, il dramma aggiunto è che, oltretutto, l’autoplagio è perennemente dietro l’angolo. Il tutto nonostante gli spunti di divertimento e coinvolgimento, che ci sono e si notano (“Walk Alone” o la stessa title track). Ed è un peccato, perché il disco non riesce praticamente mai a prendere una sua via, distaccata dai cliché già ascoltati in centinaia di varianti.
Non c’è dubbio che dal vivo una band del genere possa rendere molto, e che l’esperienza acquisita nel corso del tour intrapreso nei paesi del Sud-Est Asiatico durante il 2007 abbia potuto portare nuove esperienze dall’indubbio valore, ma questo non basta a salvare i trentuno minuti di questo lavoro (otto brani più un intermezzo). Anche se,a parziale scusante degli stessi Inside Process, c’è da dire che molto probabilmente se lo stesso album fosse stato presentato un paio di anni fa sarebbe stato accolto come una uscita di degno spessore (e così si spiegano le recensioni positive all’EP). Anacronistico, tristemente prevedibile e, in definitiva, trascurabile.
Voto: 5