(Season of Mist, 2011)
1. Helvitt
2. Myrkrin Vinna Hefnt
3. Ór Djúpum
4. In Svarta
5. Nifldreki
6. Svartr ok Þursligr
7. Þrúðgelmis Hlaut
8. Sísoltinn
9. Outro
Non è difficile immaginare come un uomo ossessionato dallo gnosticismo abbia deciso di intraprendere una carriera da musicista solista in modo da poter esprimere liberamente le proprie idee senza dover tener conto del parere di altri; questo è il caso di Johan “Shamaatae” Lager, creatore della famosissima black metal one man band svedese Arckanum.
Gli Arckanum vantano una vasta produzione di full-length ed EP, segno della dedizione che Shamaatae ha sempre messo nella sua musica come nelle sue credenze; i temi principali infatti trattano delle ideologie gnostiche, del satanismo anti-cosmico (argomento già trattato da gruppi come Dissection) e del culto del dio Pan. Che l’artista sia legato alla mitologia e alla tradizione lo si può dedurre non solo dai contenuti dei testi, ma anche dall’intraprendente scelta di scrivere in svedese antico, successivamente sostituito dall’islandese antico probabilmente per una maggiore accessibilità.
L’ultimo lavoro Helvítismyrkr incarna quindi tutte le caratteristiche che da sempre hanno contrassegnato la produzione degli Arckanum. L’album, dedicato ad Hel, colei che nella mitologia norrena viene identificata come la dea della morte, è caratterizzato da sonorità tipicamente black metal: riff rapidi ed incalzanti, voce rauca ed esasperata, melodie rabbiose ed allo stesso tempo malinconiche. Le tracce di maggior spicco sono senz’altro “Nifldreki” e “Svartr ok Þursligr”; la prima, ricca di pathos e convinzione, è sicuramente la traccia più carica di tutto l’album, la seconda invece, un po’ più tediosa verso i primi minuti, si conclude in modo inaspettato grazie alla presenza di scordati e stressati archi, che negli ultimi secondi vengono premuti fino a creare un fastidiosissimo, ma allo stesso tempo interessante, suono. Per quanto quest’album possa essere monotono e ripetitivo in alcune parti, non è comunque spiacevole all’ascolto, soprattutto per i fans del genere.
Probabilmente se non fossimo a conoscenza del grande lavoro che Shamaatae compie sulla creazione dei testi, sulla loro traduzione e sulle varie ricerche riguardo le proprie credenze che l’hanno portato a scrivere anche dei libri (“PanParadox: Pan Towards Chaos”), quest’album non ci sembrerebbe molto diverso da quelli di altri suoi connazionali; ma nonostante tutto bisogna premiare l’impegno e soprattutto la fatica derivante dall’essere un singolo che lavora per quattro.
Voto: 6