1. Serpenticide
2. Only The Ruthless Remains
3. Skinless
4. Flamethrower
5. The Beast Smells Blood
6. Funeral Curse
7. Barbaric Proclivity
Un nuovo lavoro degli Skinless lo si attendeva da ben nove anni, da quella prova di forza che fu Trample The Weak, Hurdle The Dead; lo scioglimento della band nel 2011 non fece ben sperare tutti coloro che avevano imparato ad apprezzare il pachidermico impatto di una band violenta e spietata come poche (ma ironica dove serve). Il loro ritorno come complesso nel 2013 diede finalmente nuove speranze alle orde di brutal fans di tutto il mondo. Nel 2015 giunge finalmente la definitiva conferma di un atteso ritorno sulle scene mondiali di un nome paragonabile ai grandi della scena e con un’attitudine che poco ha da invidiare ai kids dell’underground: il nuovo Only The Ruthless Remains non fa assolutamente rimpiangere la lunga attesa.
Gli Skinless nel 2015 sanno ancora fare male e “Serpenticide” ne è la prova: si tratta di un brano diretto con un azzeccato break in mid-tempo che fa prevedere mosh violentissimi in sede live. Il sound dei nostri, per quanto riconoscibile e caratterizzato da un ormai consolidato trademark, presenta qui un’ulteriore evoluzione che i fans non faranno fatica a notare. Il brutal di matrice americana viene oggi ulteriormente imbastardito con soluzioni che pescano a piene mani dal death old school (ottimi i solismi presenti in tutti i brani) senza tralasciare la componente hardcore sempre “mal celata” degli spellati. La titletrack travolge come un treno impazzito, con una carica ignorantissima dal vago sapore thrasheggiante (prestate attenzione allo splendido solismo di matrice ottantiana), che a grande sorpresa si evolve a metà durata in un midtempo da spaccare le ossa del collo, con stacchi che ricordano persino il death-doom anni ’90. “Skinless” si rivela il brano più quadrato del lotto, molto vicino al brutal americano che ha fatto conoscere i nostri ad inizio carriera. Si arriva infine ad un altro brano atipico che risponde al nome di “Funeral Curse”, decisamente lento se ci passate il termine, con tanto di intro goticheggiante ed assolo in wah finale che farà godere gli amanti della pedalina in questione.
Siamo davvero lieti di affermare che gli americani siano tornati in piena forma, a dispetto di altre reunion dimostratesi inutili ed alquanto dannose. I brani, freschi e potenti, non perdono un’oncia della complessità che da sempre ha caratterizzato questa band, guadagnando anzi in impatto e risultando addirittura orecchiabili. Il sapiente lavoro di chitarre rende qui ancora più giustizia che in passato al talento dei nostri e la batteria, complice la maggior varietà ritmica, è tutta un godimento. Bentornati Skinless, ci eravate mancati.
7.5