(Autoproduzione, 2011)
01. Necropolis
02. I am Alive
03. The Lord of Suffering
04. Legless
05. Channel 666
06. Massive Mental Enslavement
07. Surrender
08. Leave Her Bloodless
09. Eating Your Pancreas
10. The Light in the Darkness
11. Infernal Essence
12. Forsaken
Dalla città eterna arrivano i nostrani Plugs of Apocalypse, band deathcore formatasi tre anni fa e con all’attivo due demo. Dopo e le precedenti release (autoprodotte) e diversi cambi di formazione la band giunge alla pubblicazione, anche questa volta in modalità totalmente indipendente, del primo full-lenght Necropolis.
I giochi si aprono con la titletrack, che altro non è che un intro dalle atmosfere sinistre, in cui rumori di battaglia, grida e pianti creano un perfetto antipasto alla violenza sprigionata nelle tracce che seguiranno. La lingua parlata è quella del deathcore più crudo, arricchito da dissonanze, arpeggi melodici e clean vocals. Già dalla prima vera canzone del disco, “I am Alive”, capiamo di che pasta è fatto il combo romano, grazie a riff pesantissimi e un drumming intelligente. I pezzi sono strutturati in modo sapiente, nonostante l’uso dei break down non sia affatto snobbato; pregio della band è quello di chiamare in causa break down spacca-ossa solo quando effettivamente “necessario”, senza abusarne piazzandoli in ogni dove con spudoratezza. L’originalità non manca e tra gli sfrenati cambi di tempo di “I am Alive” e le lezioni di tecnica chitarristica di “Legless” e “Channel 666” il disco scorre piuttosto bene: non mancano momenti dove l’attenzione dell’ascoltatore cala per via di soluzioni lievemente più scontate che non intaccano, però, in maniera troppo marcata il lavoro della band capitolina. Tra i brani di questo Necropolis trova spazio anche una sorta di ballad, “Surrender”, che abbina un cantato melodico (il vocalist Giorgio dimostra di trovarsi sufficientemente a suo agio con le clean vocals) a sfuriate deathcore nella parte centrale del pezzo. Una nota dolente, se così vogliamo definirla, la troviamo nella voce, notiamo infatti come tra scream taglienti come lame e growl possenti e cavernosi il tutto pecchi in tecnica da parte del vocalist, e ciò si percepisce maggiormente quando la voce non è supportata da tutti gli strumenti. È comunque piacevole notare come la band, pur suonando un genere marcatamente moderno e che attinge a pieno dalla scuola deathcore, si concentri maggiormente sulle sfuriate di matrice death che sulle “tamarrate” tipiche di certi combo del settore, lasciando spesso a intermezzi melodici il compito di dare respiro alle composizioni.
Alla fine dei giochi non possiamo fare altro che constatare la validità di questo album, segno che all’interno della scena italiana ci sono delle realtà valide su cui potremmo scommettere in futuro. A convincere maggiormente sulle potenzialità di questi Plugs of Apocalypse è il quantitativo di groove che riescono a infilare nelle composizioni, tenendo un mordente piuttosto ferreo per buona parte della durata del disco. Le idee al gruppo non mancano, e abbiamo la sensazione che sapranno ben cavarsela quando, un domani, le sonorità deathcore non saranno più tanto in voga. Come l’imperatore romano che decideva il destino di un gladiatore, alla fine dei giochi nel più celebre degli anfiteatri, pollice alto per loro.
Voto: 7