I Resistance sono una band belga che, con questo “Lords of Torment”, giungono al terzo album in poco più di sei anni. Partiti come gruppo hardcore, anche grazie all’influenza data dalla florida scena presente nei Paesi Bassi, dopo svariati cambi di formazione i nostri si avvicinano sempre più al death metal. Se i tour affrontati dalla band in compagnia di mostri sacri del metal quali i brasiliani Sepultura hanno decisamente cambiato le rotte principali dello stile della band, è anche vero che una necessaria modernizzazione del proprio sound è avvenuta grazie ad un altro gruppo con il quale i Resistance si sono scambiati il palco, gli All Shall Perish. E si arriva così ad una forma di death metal moderno che, seppur con sporadici elementi hardcore, non è death-core.
Le composizioni della band non sono certamente nulla di rivoluzionario. Requisito che, seppur non richiesto, di per se risulterebbe anche apprezzabile. E se gli spunti buoni ci sono e si fanno sentire (ad esempio, gli stacchi presenti in “Hail” o la cavalcata di “Behind Your Eyes”) è anche vero che sono spesso limitati alla lunghezza della traccia, anziché essere sfruttati sulla durata del disco. La qualità della registrazione è piuttosto buona, e al passo con gli standard proposti dalla GSR Music, etichetta sempre più specializzata nel mercato nord ed est-europeo e solitamente ben ferrata in fatto di hardcore e death metal moderno. I testi, come da consuetudine, non sono di facile comprensione, ed il cantato in costante growling non aiuta l’ascoltatore nell’ardua impresa di decifrare i temi di cui si sta parlando.
Quello dei Resistance, dunque, risponde immancabilmente al più classico dei casi: una band la quale indubbiamente dal vivo può regalare molto (seppur non troppo) ma che, sulla lunghezza del disco, risulta confusionaria e talvolta approssimativa. I buoni spunti, come detto, ci sono. Nel complesso, tuttavia, si rischia di far ben presto cadere tutto nel dimenticatoio, a causa di una serie di ambizioni musicali che non vanno oltre la lunghezza del disco. Dieci tracce per poco meno di trentacinque minuti di durata dei quali ben poco si salva rispetto allo scorrere di tempi che, con sé, portano inesorabili novità musicali ben più appetibili. Così come inesorabile rimane la domanda: quanto di tutto ciò tu, ascoltatore, ti ricorderai il mese prossimo? Anche in questo caso, credo che la risposta adatta sia “ben poco”.
Voto: 5