I Voices from Beyond sono un quintetto proveniente da Cesena formatosi nel 2006. In solo quattro anni arrivano all’esordio discografico sulla lunga distanza. Dopo aver pubblicato un primo EP nel 2008, infatti, firmano l’anno seguente per la italianissima indie label SG Records, portando a termine i lavori di questo primo The Gates of Madness. SG Records da questo punto di vista si dimostra molto eclettica, riuscendo a promuovere nuovi gruppi sia nel settore più smaccatamente hardcore del panorama metal (come Inhale Your Hate e As We Die) sia generi più old school, ma non per questo meno estremi (ne sono un esempio i deathsters riminesi Suffer in Silence).
Con i Voices from Beyond tuttavia, si compie un deciso salto nel passato andando a ripescare melodie prettamente più classiche: un misto di (power) heavy metal e thrash, con ritmiche di base fortemente influenzate dal death metal. L’album è composto da dieci tracce di una durata decisamente sopra la media se considerato il trend odierno. Costruiti in maniera buona ma volutamente intricata, i pezzi fanno forte affidamento su una sezione ritmica che è sempre fortemente presente e su un costante dialogo fra le due chitarre. Come nella migliore tradizione del metal più classico non mancano certo gli assoli, e tuttavia i Voices from Beyond sono bravi nel non fossilizzarsi su questi, sapendo ben variare il proprio stile e espandendo i propri orizzonti. Una canzone come “Temedream” a questo proposito è emblematica, poiché riesce a contenere dentro di sé una struttura di base tipica di sonorità heavy (di stampo americano), ma anche influenze death. L’estensione vocale del cantante, Roberto, consente d’altronde questi cambi repentini di genere i quali, seppur particolari e inizialmente inaspettati, se riascoltati si rivelano infine ben congegnati.
La produzione del cd è affidata a Simone Mularoni, membro degli Empyrios (altra promettente realtà italiana), il quale si è avvalso della strumentazione e dell’atmosfera dei Fear Studios di Ravenna, dove l’album è stato poi masterizzato da Gabriele Ravaglia, produttore fra i più affermati a livello nazionale. Il disco risulta certamente non di facile ascolto, e questo finisce in parte per penalizzare la band. La semplicità è la lingua nella quale molti dei discografici parlano, e spesso brani complessi sono apprezzati da un pubblico di nicchia. Per questo, probabilmente, una semplificazione in fase compositiva potrebbe aiutare la band ad allargare il proprio bacino di ascoltatori. Un altro punto da migliorare consiste probabilmente nell’attualizzare il genere proposto: i Voices from Beyond ripropongono qualcosa che ha fatto certamente storia, ed evocano ottimi ricordi nella memoria di ogni metal kid. Tuttavia, proprio per questa serie di ricordi si arriva ben presto all’idea che il suono proposto non sia così aggiornato come si presuppone, con evidenti limiti sulla longevità d’ascolto dell’album stesso. In conclusione, le premesse per un futuro di successi ci sono, e un debutto del genere è sintomo di grandi capacità, che vanno però approfondite, concretizzate e messe in gioco in riferimento allo scenario odierno del metal.
Voto: 6