Death-bore.
Benchè promettano bene, questi Within the Ruins finiscono ben presto per andarsi ad impantanare nei territori maggiormente anonimi ed, ovviamente, ampiamente battuti della scena musicale estrema odierna. Ed è un peccato. Sì, perché l’album in questione, è come al solito ben registrato e ben concepito. I pezzi sono mediamente cervellotici e ricchi di ritmi spezzati, e quello dei cinque da Western, Massachusetts, potrebbe inizialmente apparire come posizionabile al di fuori della ripetitiva quotidianità.
E invece, tutti i nodi vengono al pettine ben presto. Dopo una ottima partenza, con quelli che forse sono i migliori due pezzi dell’intero disco (dieci brani, per poco meno di quaranta minuti di durata), il muro di originalità e capacità di arrangiamento comincia lentamente a sgretolarsi. L’inizio della fine, dunque, si prospetta ben presto. E a poco servono gli sprizzi che, di tanto in tanto, fanno alzare il sopracciglio all’ascoltatore attento che vi ritrova melodie non così comuni. Poiché, appunto, se questi sprizzi sono solamente sporadici e, viepiù, inseriti in un contesto di generale anonimia, restano sempre e comunque buoni spunti e nient’altro.
Le doti tecniche, eppure, ci sono tutte. Così come la già citata capacità d’inventiva, ma la somiglianza fra loro dei vari pezzi (morbo quanto mai cronico in certi generi di musica, non solo a livello di metal) c’è e si fa sentire. In particolare, l’estrema staticità vocale del frontman Jon, e la decisione di mantenere in tutti i brani le stesse, identiche, pedisseque tonalità di batteria (anche il più paziente dei fan arriverebbe a chiedere pietà per lo sterminato, infinito, ripetitivo al limite del fastidioso uso del trigger) danno l’idea di cosa ci si può attendere.
Il risultato finale, dunque, è quello che vi possono regalare tanti altri dischi, gruppi, se non intere discografie che, molto probabilmente, avrete già avuto modo di apprezzare. Il mondo probabilmente non cambierà il suo corso, e i giovani Within the Ruins avranno ben modo di affinare le loro doti e ricondurre le loro personalità a motivi musicali di più facile coinvolgimento emotivo, senza per questo sfociare nella sfera più commerciale, anche e soprattutto grazie ai numerosi e costanti tour che andranno affrontando. Fino ad allora, possiamo tranquillamente soprassedere.
Voto: 5