1. Symptoms
2. Hunted
3. Left Hand
4. Hopes
5. It
6. Light
7. Incongruous
8. Pedestal
9. Grief
10. Damages
11. Unheard
Il terzo full-length dei Beneath the Massacre è probabilmente una delle uscite death metal più attese tra quelle previste nel corso “dello sfavorevole anno di nostro signore 2012”, ed il motivo è presto spiegato: nonostante presentassero ricette sonoro/compositive pressoché identiche, i lavori precedenti sono valsi alla band attenzioni di un certo riguardo da parte di pubblico e critica, grazie anche ad un’intensa attività live ed al supporto di una label come Prosthetic Records.
Lecito dunque aspettarsi che il combo canadese tornasse a sfondare i timpani degli ascoltatori navigando sulla stessa rotta, evitando manovre rischiose che mettessero a repentaglio l’integrità del loro vascello, e così è stato. I Beneath the Massacre sfornano un pacchetto di undici badilate, accomodate non poco brutalmente in mezzo alle scapole, seguendo nuovamente il loro amato schema compositivo, ricco di tutti i cliché che li hanno resi quello che sono.
Qua si viaggia a velocità folli con riff killer, e si sprecano tecnicismi come sweep e tapping, rallentamenti repentini, break spezza collo e stop ‘n’ go improvvisi. Il tutto è sorretto da una sezione ritmica da velocisti, con un Justin Rousselle che, grazie ad un drumming più “sciolto” e meno macchinoso in alcuni passaggi, rispetto a quanto fatto in passato, risulta essere l’unico elemento che abbia aggiunto qualche novità al sound della band. Il resto lo conosciamo già: growling altamente monocorde, ma non per questo esulo d’efficacia e brutalità, di Elliot Desgagnes che ben si sposa col mood oscuro di questo Inconguous, mentre il basso di Dennis Bradley va a braccetto con Christopher Bradley, autore di un guitar-work oramai vero trademark e punto forte della band di Montreal, ma che sa anche essere un punto debole per via della sua ripetitività. In effetti i passaggi chitarristici presenti in questo album risultano molto simili alle soluzioni adottate in Dystopia e nell’EP Maree Noire: le valanghe di note sparate a velocità proibitive alternate a riff più canonici ed aperture sincopate seguono oramai uno schema quasi preimpostato, ma fortunatamente non risultano mai troppo stucchevoli o carenti d’ispirazione. A quanto pare il sig. Bradley ha imparato a giostrare al meglio il regime di note di cui abusa, ma viene da domandarsi quanto a lungo potrà continuare in questa direzione.
Incongruous è un disco inconfondibilmente Beneath the Massacre, non perde mai il suo mordente ed attanaglia l’ascoltatore in una morsa d’acciaio dalla quale non si scappa; la staticità stilistica della band canadese farà la gioia dei fan di vecchia data, i quali si aspettano le solite cose, mentre lascerà delusi coloro che si aspettavano qualcosa di nuovo. Una band che si ama o si odia.
7