(Metal Blade Records, 2012)
1. Death-Chain
2. A Darker Shade of Hatred
3. Nightfall
4. Mask of Malice
5. … And Out Come the Wolves
6. Swallow the Bitterness
7. Hades Resurrected
8. The Devil Grins
9. La Serpenta Canta
10. The Loss
La Germania ,in questi ultimi anni, ha mostrato agli appassionati della musica estrema due facce ben distinte. Da un lato troviamo una scena metalcore e deathcore decisamente rigogliosa in seno alla quale sono nate parecchie realtà, ahimè spesso, di dubbie capacità e totalmente legate al plagio delle bands più blasonate nel genere. Dall’altro lato, invece, si è sviluppato un forte underground death metal, dalla quale sono emersi grandi nomi come Defeated Sanity, Despondency, Veneral Disease e Lay Down Rotten. Il nuovo disco di questi ultimi, sarà ciò che andremo analizzare in questa recensione.
Inizialmente sotto contratto con la Remission Records, i Lay Down Rotten hanno saputo far breccia in un mercato piuttosto affollato, grazie a un death metal di stampo moderno, ricco di parti melodiche e che prendeva palesemente ispirazione da alcune rinomate formazioni svedesi come Dark Tranquillity e primi In-Flames, riuscendo anche a esprimere una buona dose di personalità e un sound che non si poteva certo definire innovativo, ma non per questo poco piacevole o accattivante. Giunti al quarto album sono riusciti a farsi inserire nel prestigioso roster della Metal Blade Records, che li ha aiutati a portare la loro musica in tutto il mondo.
Durante la loro carriera, iniziata nel 2000, hanno sfornato ben 6 full-lenght album legati l’uno all’altro da una marcata coerenza compositiva e di songwriting. L’unico ad essere fuori dal coro è stato il precedente Gospel of the Wretched, nel quale il combo tedesco ha preferito marcare gli aspetti più classici del death metal affidandosi a un suono più roccioso e a un riffing quadrato e monolitico.
Mask of Malice evidenzia, invece, un ritorno alle origini. Le ritmiche debitrici al melodic-death metal sono tornate prepotentemente a far parte delle nuove 10 tracce che compongono quest’ultima fatica. Tale scelta si è dimostrata decisamente azzeccata; il disco, grazie anche ad un’ottima produzione, risulta fresco e piacevole, con un ottimo guitar working e delle ritmiche ficcanti, che riescono facilmente ad essere assimilate, rendendo l’ascolto del platter fluido e piacevole. Per i motivi sopra elencati mi sento, tranquillamente, di poter consigliare l’ascolto di questo album sia a chi predilige il death più classico sia a chi solitamente si nutre di melodic-death metal. Date un’occasione a questo Mask Of Malice e non ve ne pentirete!
8