(Roadrunner Records, 2012)
1. Straight for the Sun
2. Desolation
3. Ghost Walking
4. Guilty
5. The Undertow
6. The Number Six
7. Barbarosa
8. Invictus
9. Cheated
10. Insurrection
11. Terminally Unique
12. To the End
13. Visitation
14. King Me
Ci sono gruppi che destano orgoglio nonché un po’ di sana preoccupazione nell’animo di un attento e appassionato ascoltatore \ recensore e i Lamb Of God non possono che entrare in suddetta categoria.
Una band in grado di iniziare dal niente e che, professando un verbo estremo, per quanto a tratti originalissimo, è riuscita nell’intento di creare un sound molto distinguibile, anche laddove la sperimentazione stava prendendo pericolosamente il sopravvento (come nella penultima release Wrath), senza tralasciare il fatto di poter vantare un frontman di assoluto spessore come Randall D. Blythe il quale, a detta di molti, rappresenterebbe il nuovo Phil Anselmo, e collaborazioni fortunate in sede di produzione, come con Devin Townsend per l’immenso As The Palaces Burn. Una band, inoltre che ha fatto della lunga gavetta e dell’estenuante attività on tour un punto d’onore, anche se a tratti tali tournèe si siano dimostrate un arma a doppio taglio, basti pensare al periodo in cui Blythe era dedito all’alcolismo e alla tossicodipendenza, che lo resero irascibile ed incontrollabile, come nel caso della rissa con Mark Morton (chitarrista) dentro e fuori il tourbus documentata nel dvd Killadelphia.
Ma veniamo a noi, Resolution è un album rivelazione. Rivelazione in quanto, tralasciate le ultime velleità sperimentali e un tantino troppo ibride per il sound sudista e marcissimo cui la band ci aveva abituato, i nostri sfornano un prodotto astuto e volutamente old school sia per quanto concerne la produzione che le composizioni che tanto (anzi troppo!) ricordano l’osannato Ashes Of The Wake. La cosa non può certo che fare la felicità dei tanti ascoltatori poco avvezzi al cambiamento e sfoggianti l’ennesima maglietta dei Motorhead con birra economica in mano, corna al celo e capelli bisognosi di uno shampoo immediato e, visto la band in questione , la cosa potrebbe anche starci in quanto episodi davvero godibili non mancano come nella nostalgica “Guilty” e nella gustosissima “The Number Six” ma, ascoltando questo disco con attenzione, si ha come la sensazione che ex bands underground ora adagiate al mainstream più bieco, come i recentissimi Mastodon e Meshuggah, nonostante abbiano scritto pagine importantissime o creato addirittura veri generi di nicchia, si stiano adagiando nei famosissimi allori, consapevoli del fatto che ai più starà sempre e comunque bene.
Resolution rappresenta quindi senz’ombra di dubbio un lavoro che per quanto a tratti sia molto ben concepito, non potrà che dividere in quanto, come già detto, se da una parte saranno in molti ad etichettarlo addirittura come album dell’anno, dall’altra gli ascoltatori più attenti non potranno che porsi i famosi ed eterni quesiti sul perché di tanta mercificazione del proprio estro artistico.
6.0