(Neurot Recordings, 2012)
1. Empireum;
2. Aureum;
3. Infearnatural;
4. Magickon;
5. Mindomime
Attivi da oltre dieci anni, gli Ufomammut si sono guadagnati col tempo una buona dose di seguaci sia in Italia che all’estero, tanto da arrivare ad entrare a far parte della rinomata Neurot Recordings. Senza alcun cambio di formazione sin dagli esordi, il trio formato da Urlo (basso, voce e tastiere), Poia (chitarra e tastiere) e Vita (batteria) ha saputo costruire un’evoluzione musicale davvero notevole, dal primissimo Godlike Snake agli ultimi e acclamatissimi Idolum ed Eve. Prima di tutta l’ondata post- e sludge che ha colpito il Bel Paese da qualche tempo a questa parte rendendo tutti esperti di doom e affini, gli Ufomammut hanno sempre saputo coniugare la loro anima doomish con tanta, tantissima, dose di psichedelia raggiungendo l’apice con il terzo ed emblematico Lucifer Songs.
A due anni di distanza dall’ottimo, ma spesso colpevolmente bistrattato Eve, i nostri ritornano forti dei mezzi a disposizione della Neurot con un lavoro che sa di monumentale: perché Oro non solo è il nuovissimo album, ma è anche la prima parte di un’opera che vedrà il suo completamento solo a Settembre con l’uscita di Oro: Opus Alter. Intanto possiamo dedicarci alla prima parte, Opus Primum, il cui punto di partenza è senza dubbio il precedente Eve in tutto e per tutto. Tempistiche, modo di composizione, atmosfere e uso delle vocals, praticamente tutto si rifà all’album di due anni fa, ed è proprio qui che sta il problema, ma non scendiamo troppo nei particolari per ora. Apripista è “Empireum”, che è stata anche l’anteprima rilasciata dal gruppo poco tempo fa, che risulta essere l’episodio migliore dell’album: calcando lo stile di “Eve pt.1” si hanno tempi dilatati, synth dal sapore psichedelico e spaziale (un po’ alla 35007 o alla Hawkwind, per dire), uniti ad un andamento ipnotico e coinvolgente. Stesso dicasi per la conclusiva “Mindomine”, in cui compare anche qualche sprazzo più rockeggiante e di matrice Electric Wizard. Il pomo della discordia sta soprattutto nel mezzo. Nonostante anche nei due brani appena considerati l’autocitazionismo da Eve sia palese, nella seconda “Aureum” questa caratteristica emerge ancora di più; forse la lunghezza eccessiva, forse le soluzioni ormai prevedibili o forse ancora i riff (un paio sono quasi identici alla penultima canzone di questo stesso disco, “Magickon”) un po’ banali, ma non bastano nemmeno i suoni più potenti, qualche passaggio vicino agli Yob o qualche aumento di ritmo nella parte centrale a rendere il brano più fruibile. Ed una volta entrati in quest’ottica, davvero risulta difficile non paragonare ogni singola nota di Oro: Opus Primum a Eve, nonostante l’ascolto non risulti né difficile o pesante, né noioso all’inverosimile.
Sicuramente ci si aspettava ben di più dagli Ufomammut, soprattutto alla luce dei precedenti Eve e Idolum, che ci avevano consegnato un gruppo in ottima forma e forte di piccole, ma decisive variazioni all’interno del proprio marchio di fabbrica. Forse vuole essere un disco di transizione e per questo paga pesantissimi tributi alla loro (ora pen-)ultima uscita, ma nella parte centrale questo Oro: Opus Primum non conquista e non coinvolge totalmente, puntando più su alcuni riff belli tosti e pesanti che sulla parte più prettamente psichedelica.
6.5