(F.O.A.D. Records, 2013)
1. Misantropo a Senso Unico
2. Non Servire a Niente (E’ la Tua Sorte)
3. Il Sentimento Non E’ Amore
4. Morte da Tossico
5. Rapporto Interrotto
6. Nascere per Violentarsi
7. La Repulsione negli Occhi
8. Sbocco Nichilista
9. Dio E’ Solo Merda
10. Il Tuo Amico Morto
11. Quasi Donna… Femminista
12. Sogno un Mondo Senza…
13. Peso Inutile
14. Il Grande Silenzio
15. Conclusione
16. 94 x Flashback di Massacro
17. Separati dal Contagio (unreleased bonus track, feat. Anima Morte)
“Basta, davvero. Un’ennesima recensione di Misantropo… degli Asti-grind-snipers Cripple Bastards?!”
Credo che potrebbe essere questa la reazione media del grinder più rodato di fronte a queste righe virtuali: e come dare torto ad un’osservazione del genere? Dal 1999 in poi se ne son dette e scritte di ogni, dalle squallide accuse di nazifascismo e sessismo, rimpolpate da ciechi slogan da centro sociale, a chi si preoccupava della psiche del frontman Giulio, leggendone i testi, ai classici haters che giocano con metal ed hardcore che definivano l’album un’ennesima opera di cacofonico e derivazionista rumore, a chi, invece, li amava (e li ama) senza ‘se’ e senza ‘ma’ ed era già pronto a benedire il disco stesso prima ancora che uscisse, agli hipsterelli ed ai barotti d’ultim’ora dell’estremo che, non appena Terrorizer Magazine consacrò Misantropo a Senso Unico come sesto disco grindcore più fondamentale di sempre, se l’accaparrarono pronti a saggiarne il capolavoro, quando, fino all’altro ieri, non erano mai andati oltre cinque canzoni scaricate per sbaglio dei Napalm Death (con tutto il massimo rispetto per i Napalm Death)…
Ma non sono queste le cose che capitano ad una band di successo quando tira fuori il suo disco di successo, quel golden platter che, per una serie d’eventi – dalla sapiente scelta dei titoli e delle lyrics, a quell’alone di leggenda che si crea attorno ad esso, a quel ‘non so che’ che, fin dall’anno zero, sa creare entusiasmo nei fans –, porta la band stessa nel gotha della scena che rappresenta?
Ai tempi, chi scrive aveva diciassette-diciotto anni: un periodo in cui, ahimè, quando s’ascolta certa roba, è facile abusare di imprecazioni non delle più politically correct, concetti come ‘misatropia’ e ‘odio’. Inutile dire che, con Misantropo a Senso Unico, fu odio amore a prima vista: per ogni storia finita male, ancora oggi, ho una frase o una canzone a cui ricollegarmi, tratte da quel disco; per ogni inquietante masturbazione mentale elucubrata in un weekend di solitudine, Misantropo… era il sottofondo adatto. Sempre. Ancora oggi, un live dei Cripple Bastards, per me, è un fottutissimo karaoke di growls, screams e urlacci di varia natura. Già, perché, probabilmente, proprio in questo si riconosce il valore d’un album d’ispirazione assoluta: il suo effetto, la sua magia, le sue suggestioni durano per sempre, travalicando un contesto strettamente generazionale.
Per cui, ben venga il redux – remastering delle bobine originali e rilancio sul mercato sia su cd, sia su vinile, con una chicca bonus ad opera d’una cooperazione con gli svedesi Anima Morte – , dietro al quale non vediamo un’operazione commerciale, quanto più un atto d’amore verso un disco che anche la band stessa apprezza parecchio, meritevole di spurgare l’album del suo unico neo: la produzione attuale, fornita dagli operosissimi Toxic Basement Studios, autori del ‘restauro’ generale, ci offre un Misantropo a Senso Unico esattamente con quei suoni che avrei desiderato sentire quando non ero ancora un fallito trentunenne. In evidenza, dunque, le dissonanze quasi blackened (non me n’ero mai accorto allora!) nella tiratissima “Morte da Tossico”, gli arrangiamenti à la Negazione di “Sogno un Mondo Senza…” e tanto altro: il lavoro ottimale, la perfetta summa, per una band che, a cavallo fra Secondo e Terzo Millennio, flirtava con non-chalance col noise di Anal Cunt e 7 Minute of Nausea, hardcore spinto à la Sorethroat, grind primitivo di certi Napalm Death, condito in salsa punk-hardcore italiana, per una sonorità unica e coinvolgente ancora oggi. E, chi lo sa – perdonatemi il romanticismo da fan –?, per sempre.
10.0