(TADCA Records, 2014)
1. Non Penserai Davvero di Conoscermi a Fondo
2. La Busta Paga Ancora
3. L’Opportunità
4. Nel Buio (Brancolo)
5. Le Conseguenze del Non Fare
Lo ammetto. Uno dei miei peggiori errori è, spesso, scambiare le pagine virtuali di GOTR per una sottospecie di mio blog e lasciarmi andare in riferimenti alla vita privata o a considerazioni, talvolta, più ‘di pancia’ che ‘da pro-reviewer’. Ma tant’è: amatemi o odiatemi così come sono, perché, nemmeno stavolta, sfuggirò a questo stilema, soprattutto dal momento che, nel caso della recensione di oggi, eventuali riferimenti biografici potrebbero aiutare a convincervi, Illustri Lettori, sulla bontà del prodotto in questione, l’EP Oltre/Dentro dei cuneesi Occhi Pesti.
Gli ultimi due mesi sono stati un vero pain in the ass, per dirla all’anglofona, per i più svariati motivi, e, giuro, ho ripreso a respirare e sentirmi un po’ di grinta propositiva dopo avere ascoltato, di getto, questo nuovo dischetto, legittimo successore dell’album d’esordio Il Sapore di un Pugno (2011).
Per chi non li conoscesse, gli Occhi Pesti sono una rodatissima macchina da guerra punk-hardcore, proveniente dalla provincia che procura gli scemi del villaggio a tutt’Italia (non per niente è la stessa dove sono nato e cresciuto), Cuneo. Ad uno sguardo superficiale, anche prendendo in mano il curato, ma comunque sobrio, digipack del disco in questione, potrebbero parere la ‘solita’ punk band da centro sociale: ambiente, per altro, che frequento a volte e in cui mi sono divertito più d’un’occasione di fronte a diversi live veramente estremi, ma nel quale, spesso, basta riciclare i soliti quattro slogan (per quanto talora condivisibili) triti e ritriti – No TAV, a morte il Papa, Berlusconi merda, okkkkupazione, anarchia e libertà, Carlo vive e lotta in mezzo a noi – per garantirsi un’onorevole pseudo-carriera musicale nella quale, in verità, l’elemento musicale frega poco a nessuno, a favore d’una certa millantata rappresentanza.
Bene. Gli Occhi Pesti fanno di più. Benché taluni cliché siano presenti, pur avendo battezzato non pochi live in spazi okkupati o in contesti decisamente poco ortodossi all’estremo più mainstream, i Nostri lavorano di testa e cuore: ed ecco emergere il loro booklet, così nostalgicamente, nelle intenzioni, anni Ottanta, con quella lettera/proclama di presentazione destinata a chi ha acquistato il disco che non suona fasulla o forzatamente tradizionalista, ma vera, sentita e profonda; le lyrics sposano connessioni più psicologiche, emotive e sociali, piuttosto che i soliti slogan anti-politici/a-politici (tributando anche i Sottopressione con quell’… e ancora all’infinitooo!! su “L’Opportunità”), ma, soprattutto, anche la musica ha qualcosa da dire. Non è il classico hc/punk che, in trent’anni d’occupazione in Italia, non è quasi mai cambiato (un bene o un male? ‘Ai posteri l’ardua sentenza’, diceva Manzoni): si tratta di musica composta con seria cognizione di causa, scritta con Sottopressione, CGB e Attrito in testa e con gli Indigesti ed i Negazione nel cuore, ma anche con le orecchie ben aperte verso il panorama hardcore e post-hardcore internazionale. La grandezza di Oltre/Dentro sta, infatti, nell’essere un prodotto che, nella sua ortodossia, osa e punta verso una personalità.
Da questo lato, particolarmente riuscito è il debordante calcio d’inizio “Non Penserai Davvero di Conoscermi a Fondo”, in cui le atmosfere dei Morning Again vanno a braccetto con le dissonanze à la Shai Hulud (a qualcuno piace tanto l’hc dei 90s!), accelerazioni NYHC, ed un finale tesissimo che calzerebbe alla grande in un pezzo thrashcore dei Ratos de Porao e arrangiamenti che mi hanno riportato alla mente i già citati Attrito. Il pezzo più significativo del lotto è senza dubbio “L’Opportunità”, song più lunga del dischetto, che, partendo con un riff andante ma non troppo di casa Casualties, esplode nel fastcore più selvaggio, per poi mettersi sulle corde dei Sottopressione – il cui fantasma, a livello d’atmosfere e, a tratti, specie per il largo uso delle spoken vocals nei pezzi, si respira in tutto Oltre/Dentro –, andando come un treno, per poi stupire con un improvviso lento dal gusto noise/postrock, con armonizzazioni chitarristiche che m’hanno fatto quasi pensare ai Mastodon di Remission (!!).
Senza ombra di dubbio, Oltre/Dentro è un notevole passo avanti rispetto al lavoro precedente, anche nella produzione sonora: la batteria suona naturalissima e il rullante picchia, pur restando scandito anche nei momenti più fast; le chitarre m’hanno ricordato quelle dei Raised Fist periodo Ignoring the Guide Lines, sorrette dal classico basso distorto e da una voce urlata meno roca rispetto al passato (prossimo) della band, ma comunque aggressiva ed evocativa.
La casa produttrice è genuinamente nostrana: quella Tanto di Cappelo Records (spesso abbreviata come TADCA Records) che vanta nel suo curriculum Cani Sciorrì, CGB, Ape Unit, Oaxaca, Havoc e tanti altri. E qua si parla d’underground vero, vissuto, sudato: non quello, strategicamente, sovente sbandierato di supporto a realtà superplasticose, che san di fuffa.
Nella sua efficacissima brevitas (le canzoni si stazionano tutte, grosso modo, sui due minuti), Oltre/Dentro è una piccola gemma di sacrosanto punk-hardcore ‘evoluto’ (si può dire o qualche die-hard fan dei Discharge mi mangerà i testicoli?) e ignorarla sarebbe un peccato.
7.5