(Candlelight Records, 2014)
1. The Divination of Antiquity
2. Whisper of the Elements
3. Warrior Herd
4. A Careworn Heart
5. Foundations of Ash
6. The World Ahead
7. Over Borderlands
8. Forsaken in Stone
Due anni dopo l’ottimo The Threnody of Triumph, tornano alla ribalta i britannici Winterfylleth, con The Divination of Antiquity. Portabandiera di un black metal che, per impatto sonoro e epicità profusa, chiama più alla memoria, piuttosto che l’uggiosa Manchester dalla quale i Nostri provengono, le sterminate foreste norvegesi (e come potrebbe essere altrimenti?), il gruppo sforna un lavoro che è con ogni probabilità il più maturo e centrato della loro breve ma prolifica carriera.
L’opener e title-track è una vera e propria dichiarazione d’intenti: tiratissima dall’inizio alla fine, con un breve break centrale a farci riprendere fiato e a guidarci verso l’assalto finale. Le caratteristiche tipiche del gruppo ci sono tutte: velocità, potenza, guitarwork furente ed allo stesso tempo aperto ed epico (quasi a ricordare una versione ben più aggressiva dei compianti Windir), il tutto condito da scream taglienti ed echeggianti. Non abbiamo neanche il tempo di riprenderci da tale impatto sonoro che subito arriva “Whisper of the Elements”, vera e propria summa dello stile del gruppo e probabilmente highlight dell’intero album: si parte col piede ben pigiato sull’acceleratore per arrivare ad un evocativo stacco acustico (altro trademark della band), tornando ad aggredire nel finale, abbassando la velocità ma non diminuendo l’impatto. Una traccia decisamente maestosa.
A poco serve continuare con un track by track, basti dire che, rispetto al passato, i Winterfylleth (che vuol dire Ottobre in inglese antico) offrono più varietà, grazie ad episodi come “A Careworn Heart” e la magnifica “Forsaken in Stone”, che viaggiano su lidi più cadenzati, o la sognante ed acustica “The World Ahead”. In più, nonostante echi di Agalloch, Emperor, Primordial e addirittura Mithotyn (nella maestosità della già citata “Forsaken in Stone” o nella pace e intimità di “The World Ahead”, che non avrebbe affatto sfigurato su Gathered Around the Oaken Table, perla dei pionieri del viking svedesi) si facciano sentire e siano intuibili, il combo britannico è in grado di sviluppare un discorso personale, cosa piuttosto rara se pensiamo alla scena estrema odierna. The Divination of Antiquity è per i Winterfylleth il disco della consacrazione definitiva.
8.0