(Victory Records, 2012)
01. Imprisoned By Fear
02. Tyrannical Decay
03. Corporate Harvest
04. Torment In Salvation
05. Asphyxiation Through Consumption
06. Remnants of Freedom
07. Dissection of Origins
08. Distorted Conscious
09. A Bleak Future
10. Oppression By Faith
11. Cultivating Humanity
12. Earth’s Downfall
13. The Everlasting Plague
I Pathology sono sempre stati una band piuttosto prolifica e, dall’anno di fondazione ad oggi, hanno prodotto ben sei album in studio con una media di una pubblicazione ogni due anni. Riuscire a mantenere costante il flusso delle releases senza soffrire di cali d’ispirazione o periodi di trambusto all’interno della band non è cosa facile; infatti, con il precedente Awaken to the Suffering il combo californiano ci aveva lasciati un po’ spiazzati propinandoci un disco appena sufficiente che pareva piuttosto distante dai ben riusciti predecessori. Animati da una rispettabile voglia di riscatto e ritrovata la giusta formula, i ragazzi di San Diego sono tornati in pista con la loro ultima fatica The Time of Great Purification, disco dall’apocalittica copertina che mi presterò a recensire in questa sede.
L’ultimo nato in casa Pathology si dimostra essere un disco tutto groove e muscoli, nel pieno rispetto dello stile proposto dalla band sin dall’esordio. La proposta musicale è un solido e corposo slam brutal-death metal impostato in modo da risultare il più diretto e violento possibile. L’opener “Imprisoned by Fear” è un esempio lampante di quanto appena descritto: il brano è costruito su un riffing monolitico tritaossa intervallato dai rallentamenti pachidermici tipici dello slam, il tutto accompagnato da un tappeto di blast-beats e violente mitragliate ad opera dello storico drummer Dave Astor, rimasto praticamente l’unico membro fisso facente parte della formazione iniziale. Proseguendo nell’ascolto delle tracce successive la trama sonora si dipana tra sfoggi di pura e becera ignoranza come in “Asphyxiation Through Consumption “ e dimostrazioni di perizia strumentale come dimostrato da alcuni guitar-solos piuttosto azzeccati messi in mostra dal brano “Torment In Salvation “ e anche da “A Bleak Future”. Una produzione ed un songwriting discreto completano questo quadro nel quale va segnalata la buona prova vocale del singer Jonathan Huber, non certo all’altezza del leggendario Matty Way, ma comunque capace di regalarci un buon growl gutturale profondo e malato al punto giusto. Consci della pesantezza del materiale proposto in questo disco e del rischio, piuttosto concreto, di poter annoiare gli ascoltatori più esigenti i nostri hanno giocato d’anticipo, The Time of Great Purification dura infatti una mezz’ora secca, ripartita in tredici brani che non superano mai i tre minuti di durata; tale scelta è ampiamente condivisibile, in questo modo si riesce a tenere sempre alta la concentrazione dell’ascoltatore, senza perdere d’ efficacia ed impatto.
Pur non inventando nulla i Pathology hanno dato l’ennesima dimostrazione di saper fare il proprio “sporco lavoro” e, dimenticata la piccola parentesi di incertezza evidenziata dal precedente Awaken to the Suffering, sono tornati a far sentire la loro voce all’interno del filone più estremo e brutale del death metal. Considerando quanto proposto attualmente in ambito slam, mi sento di consigliare l’ascolto del platter specialmente agli amanti del genere, che difficilmente ne rimarranno delusi.
7.0