(Napalm Records, 2013)
01. Watchful Eye Of Doom
02. Eternal Might
03. Alchemy Of Blood
04. Timeless Kingdom
05. Festival Of Slaves
06. Sadness Will Last Forever
07. Solarflesh
08. Endless Purity
09. Mesmerized
Ormai da svariati anni la Polonia è divenuta sinonimo di sicurezza e qualità, quando si tratta di death metal e death/black metal. Gli Hate provengono dalla capitale, Varsavia, e sono attivi da più di vent’anni con una discografia composta da ben otto full-lenght album, traguardi che solo in pochi eletti possono vantare nella scena estrema europea.
Solarflesh è l’ultima fatica del quartetto polacco, un disco atteso febbrilmente dal folto seguito degli Hate, da tempo considerati i fratelli minori dei Behemoth; inutile negarlo, le somiglianze ci sono eccome a partire dal timbro vocale del cantante Adam “The First Sinner” che, oltre a condividerne il nome, ricalca pedissequamente lo stile di Nergal, inoltre a livello di strutture musicali e songwriting ci sono ben più di alcune somiglianze, anche se gli Hate hanno un sound maggiormente arioso e sognante con alcune melodie ricercate che si differenziano dalla forza d’impatto più diretta e violenta dei Behemoth. Forti della lunga esperienza maturata nel settore i Nostri hanno dato alle stampe un disco che risulta completo e poliedrico, dotato di un appeal accattivante e una produzione potente e cristallina che aiuta a mettere in risalto le buone capacità tecnico-compositive della band. Addentrandoci nei meandri della tracklist incontriamo “Watchful Eye of Doom”, un brano strumentale caratterizzato da un crescendo sonoro: si parte con alcuni riff pacati e diluiti che sormontano un’atmosfera spaziale e liquida, la velocità e la pesantezza aumentano progressivamente per poi sfociare in alcuni feroci rasoiate dopo circa un minuto e quaranta. “Eternal Might” è uno dei brani più completi, in cui parti violente e altre più melodiche vengono alternate con sapienza, lasciando spazio ad alcuni guitar-solos d’alto livello che aumentano la longevità e la fruibilità del pezzo; si continua su standard sopra la media con la doppietta “Alchemy of Blood” e “Timeless Kingdom”, canzoni nelle quali si percepiscono alcuni echi di scuola Behemoth, che vanno dritte al cuore dell’ascoltatore grazie alla loro forza d’impatto sempre avvolta in quelle atmosfere spaziali e semi-sognati che permeano tutta l’opera. “Festival of Slaves”, invece, è il cavallo di battagli di Solarflesh, un brano poderoso che dopo una breve intro folkeggiante attacca con un riff spezzacollo ed un refrain che difficilmente riuscirete a togliervi dalla testa, complice la sua semplicità: diventerà certamente una delle scelte più gettonate per la riproduzione in sede live. Proseguendo nell’ascolto del disco non si può rimanere indifferenti al magnetismo profuso anche dalla tracce successive, nelle quali l’ormai assodata oscillazione tra violenza pura ed epicità mistica riescono a non stancare e a mantenere alto l’interesse fino all’ultimo minuto del disco. Per i fans più accaniti e per i più esigenti è stata prodotta anche una versione limitata dell’ultimo nato in casa Hate, dotata di un ricco cofanetto e due canzoni bonus.
Solarflesh ha tutte le carte in regolare per scalare le classifiche del 2013, grazie alla sua completezza e al grande carisma emanato. Gli Hate sono riusciti ancora una volta a dare alle stampe un piccolo capolavoro e pare che abbiano intenzione di continuare su questa strada lastricata di successi ancora per molto tempo.
7.5