(Comatose Music, 2013)
1. Reek Of Perpetual Infamy
2. Weeping Upon Repugnance
3. Behold The Throne Of Torture
4. Vile Blessing Prelude
5. The Ravenous Patterns (Of Oblivion)
6. Sepsis
7. Catharsis Through Ungodly Annihilation
8. Apocrypha
9. Oracles Of Iniquity
10. Ecthra
11. Despondency
Ammetto di essere un po’ ripetitivo ,ma non posso decisamente astenermi dal lodare per l’ennesima volta la scena estrema italiana, che continua a crescere in maniere esponenziale facendo mangiare la polvere a tanti altri ambienti europei ed americani.
Dopo alcuni anni passati a lavorare alacremente sul proprio sound e sull’impostazione tecnico-musicale, i Logic Of Denial hanno finalmente dato alle stampe l’atteso successore di Necrogenesis, intitolato Atonement. Parlando con i musicisti e ascoltando le anteprime uscite durante questi mesi, si era palesata l’intenzione di voler rendere più estrema e tecnica la propria proposta da parte del combo raggiano/modenese, alzando allo stesso tempo il livello di epicità ed immediatezza. Una volta premuto il tasto play, bastano una manciata di minuti per rendersi conto di come tutti questi obiettivi siano stati raggiunti egregiamente: ci troviamo di fronte a un death metal compatto di matrice nord-americana, che in molteplici occasioni sconfina in territori prettamente brutal, in un crescendo di violenza e velocità iperboliche. La prima traccia attacca con un inizio bruciante e va per la sua strada senza fare prigionieri, un vero e proprio tsunami sonoro di riff vorticosi che si rincorrono e si intrecciano con sferzate di basso notevoli e un drumming velocissimo, cosparso di cambi di tempo e piogge di blast-beats devastanti; ciò che emerge continuando l’ascolto è una preparazione tecnica ed un affiatamento sopra la media, al servizio di un songwriting maturo e ben strutturato, talmente curato ed efficace da portare l’ascoltatore a un livello di semi-assuefazione alla potenza distruttiva che scaturisce da Atonement. Dopo l’opener segue il terzetto composto da “Weeping upon Repugnance”, “Behold the Throne of Torture”e “Vile Blessing Prelude”, una sorta di triade della morte, che narra di espiazione e catarsi e delle varie situazioni che portano l’essere vivente verso esperienze inumane, attraverso una violenza martellante ed esuberante, arricchita da alcuni riuscitissimi guitar-solos e qualche piccolo sprazzo di aperture melodiche, elargite con il contagocce . Ogni singolo brano che compone questo disco risulta assai valido e piacevole, e ognuno di essi va a comporre una sorta di grande disegno, come fossero capitoli di un racconto che approfondisce e mette in luce le tematiche di cui accennato poche righe prima; volendo però premiare gli episodi più riusciti, vale la pena di segnalare “The Ravenous Patterns (Of Oblivion)”, una vera martellata in faccia nella quale si possono assaporare alcuni richiami ai Nile d’annata, “Catharsis Through Ungodly Annihilation”, che viene introdotta dalla frase di Alfred tratta da Batman: Il Cavaliere oscuro “certi uomini voglio solo veder bruciare il mondo” prima che la miccia venga accesa per travolgerci letteralmente in un fiume di rabbia scatenato e disturbante, ed “Ecthra”, un manifesto di death metal puro ed incontaminato che arriva dritto fino all’anima dell’ascoltatore. Difficilmente si riesce ad assistere a un tale dispiegamento di forze distruttive che allo stesso tempo si sposano in maniera intelligente e coesa con il comparto tecnico e con la vena epico-evocativa che pervade l’intero platter e che ne esalta la resa finale. Ciliegina sulla torta, una produzione curata e ben definita ad opera degli Hertz Studio, che riesce a esaltare e massimizzare le linee tracciate da ogni singolo strumento e le “vokills” del singer Mattia Gatti.
Terminato l’ascolto di Atonement si può riprendere fiato e lasciare che il cuore recuperi man mano il suo battito regolare; già, perché durante i quaranta minuti di riproduzione l’adrenalina non può che esservi schizzata alle stelle. Niente d’aggiungere, solo tanti complimenti ai Logic Of Denial, che ci hanno regalato un piccolo capolavoro e si sono riconfermati come grande promessa della scena death italica.
8.0