(Viva Hate Records, 2013)
1. Epiclesis
2. Bringer Of War
3. The Last Sermon
4. Serpents Court
5. Nergal, The Raging King
6. Carnal Malefactor
7. The Urge For Battle
8. Atonement In Blood
9. Revelation
Dopo svariati anni d’intensa attività underground, i tedeschi Negator sono diventati una solidissima realtà all’interno del panorama black metal europeo, abituando i propri fans a dischi di grande caratura e longevità; ora, dopo tre anni dal precedente Panzer Metal, sono pronti a dar seguito alle loro gesta con un album nuovo di zecca.
Questo Gates To The Pantheon, quarto album da studio, dimostra fin da subito di avere tutte le carte in regola per riuscire a far breccia nel cuore dei blacksters più scafati: un songwriting completo e coeso, chitarre che sciorinano serie velocissime di riff feroci e graffianti, ma anche sfumati dalla giusta dose di groove, un drumming variegato che viaggia sempre su velocità sostenute e, per finire, un’ottima prova vocale che alterna uno screaming corposo in stile Satyr ad alcuni growl più ferali e belluini. La prima traccia “Epiclesis” ha un inizio epico che ricorda immediatamente i Behemoth di metà carriera, poi sfocia in una veloce accelerazione e, infine, si stabilizza su ritmiche piuttosto incalzanti in puro stile black metal svedese; si passa a “Bringer of War”, brano più classico in cui, pur comparendo contaminazioni della scuola norvegese, lo stile tipico dei Negator inizia a fare capolino. Si continua sull’onda di “The Last Sermon”, brano veloce e martellante che vi lascerà letteralmente sfiniti; con la successiva “Serpent Court” potremo riprendere in parte fiato, grazie alla presenza di più tranquille melodie “diaboliche” e di un generico mood oscuro e malinconico. “Nergal, the Raging King” è il brano più lungo e significativo dell’intero disco, dotato di un approccio piuttosto lento ed introspettivo rispetto al tipico stile della band teutonica, caratterizzato da un’intro “spettrale” e un andamento piuttosto tranquillo e “mefistofelico”. A questo punto, i Nostri ripartono a picchiare duro, regalandoci altri brani rapidi e feroci che colpiscono con una forza inaudita e trascinano l’ascoltatore in un vortice di pura violenza sonora. Segnaliamo ancora la doppietta di chiusura composta da “Atonement In Blood”, brano in cui torna farsi vivo lo spettro dei polacchi Behemoth , caratterizzato da un ritornello “ritualistico” e da alcuni mid-tempos che spezzano il consueto assalto sonoro basato su velocità vertiginose, e “Revelation”, un pezzo granitico costruito su un wall of sound massiccio e travolgente, sicuramente adatto alla riproduzione in sede live.
Gates To The Pantheon è senza ombra di dubbio un disco maturo, coinvolgente e curato con grande perizia, dotato di una produzione potente e nitida, ben distante da quel garage-sound “zanzaroso” che caratterizza ancora oggi svariate opere in ambito black. Inoltre, cosa non meno importante, possiede tutte le caratteristiche per risultare accattivante sin dai primi ascolti: difficilmente riuscirete a toglierlo dal vostro lettore cd senza rimpianti.
7.5