(Century Media, 2014)
1. King
2. Chaos – Creation
3. Wolves and Rats
4. Nebel
5. I Am Ghost
6. Devil’s Nights
7. Your Song
8. Cries And Whispers
9. Good Man
10. I Am Rebellion
11. Who WeAre
12. My Vertigo
Arrivati ormai al nono album da studio, i Caliban possono definirsi una delle metalcore band più longeve in circolazione. Con un disco non molto diverso dal precedente I Am Nemesis, i Caliban trovano ancora una volta il modo di accontentare i propri affezionati sostenitori, offrendo loro un album sempre degno di nota dal titolo Ghost Empire. I mezzi tecnici della band tedesca sono noti, e ancora una volta si manifestano nella complessità dei riff e il lavoro del cantante Andreas Dörner in combinazione con la voce melodica del chitarrista Denis Schmidt è semplicemente perfetto. In più, l’inserimento di componenti elettronici conferisce quel senso di completezza del suono che li rende eccezionali.
Si mira sempre a lasciare un’impronta positiva sull’ascoltatore con la traccia d’apertura, ma di fatto non è solo la traccia iniziale a lasciare senza fiato, ma anche le successive undici: l’album prende il via con uno dei pezzi migliori, “King”, una miscela incredibile di suoni e scintille elettroniche che danno alla canzone un senso di totalità. Il coro “Nothing to hold on, King of Kingdom gone, I am all alone” ricorda vagamente lo stile di Chester Bennington ma, sinceramente, si apprezza molto di più questa traccia che tutta la discografia dei Linkin Park. Canzoni del calibro di “Wolves And Rats” e “I Am Ghost” rendono l’album così gradevole tanto da poterlo paragonare ad una delle loro migliori uscite. I breakdown di “Nebel”, “Good Man” e “Cries And Whispers” sono austeri, precisi e cadenzati quanto basta.
Una nota di merito ancora per le liriche, anche per sottolineare le capacità di Andy Dörner che purtroppo mantiene da tempo il suo posto come uno dei più sottovalutati lead vocalist della scena, e si potrebbe discutere a lungo su come i Caliban non siano ampiamente riconosciuti al di fuori del loro paese d’origine. Non sarebbe un’esagerazione associare la voce di Andy a colleghi come Jonathan Vigil dei Ghost Inside o altre voci potenti e memorabili. Brani come “Your Song” e “I Am Rebellion” ne sono la prova e non hanno niente da invidiare alle liriche di “Engine45” o “Chrono”.
In sintesi, penso sia difficile chiedere ai Caliban qualcosa di diverso da ciò che in effetti il loro pubblico di riferimento desidera. Questo, tuttavia, potrebbe anche essere l’album che permetterà alla band tedesca di rilanciare la propria immagine. Se sei davvero un fan del metalcore è certamente arrivato il primo album da avere quest’anno.
7.5