1. Urfaust
2. The Calling
3. The Oath
4. Conjuring the Cull
5. The Harrowing
6. The Killing Gods
7. Cross to Bear
8. Gallows Humor
9. The Weakener
10. Sentinels
11. Colony Collapse
12. Heretics
Trascorsi ormai quattro anni dal precedente e riuscitissimo Heirs to Thievery i Misery Index tornano a far capolino nel panorama del metal estremo proponendo al grande pubblico la loro ultima fatica, intitolata The Killing Gods. Durante questa pausa i ragazzi del Maryland hanno effettuato alcuni cambiamenti al proprio sound, quasi volendo cercare una nuova dimensione senza andare ad intaccare la propria identità.
In occasione del nuovo disco i Nostri sfoderano uno stile parzialmente rinnovato, rinunciando ad alcuni degli elementi di maggior impatto caratteristici del loro sound in favore di influenze più marcatamente death metal di melodie ricercate decisamente pacate per lo standard a cui ci avevano abituati. Una volta premuto il tasto play rimarremo sicuramente spiazzati da “Urfaust”, una intro estremamente melodica costituita da alcuni delicati arpeggi di chitarra ispirati ai Dark Tranquillity; nell’esatto momento in cui ci balenerà nella mente il dubbio “ma siamo sicuri che si tratti del nuovo disco dei Misery Index?” arriverà, come un fulmine a ciel sereno, “The Calling”m in cui il vecchio stile della band riprende prepotentemente le redini del comando scaricando sull’ascoltatore una sfuriata di classico death/grind caratterizzato da stop ‘n’ go repentini ed un riffing esuberante nel quale viene inserito persino un pregiato guitar-solo che evidenzia l’ottima preparazione tecnica della band. Poi ecco il secondo colpo di scena, “The Oath”, nuovamente un brano strumentale, basato su una melodia lenta e malinconica che va a chiudere il cerchio intorno a “The Calling” creato con la prima traccia. Ci penserà poi “Conjuring the Cull” a riportare in auge la violenza sonora, grazie a ritmiche quadrate tipicamente U.S. death metal unite a pattern di basso e batteria vorticosi ed incalzanti.
Proseguendo nell’ascolto della tracklist ci imbatteremo in brani più ragionati e dal sapore death/thrash come la title-track, che unisce mid-tempos monolitici ad alcune accelerazioni più incisive tributando il tipico stile dei polacchi Vader, ed altri più vicini allo stile classico della band basati sul tipico mood old school death/grind unito ad un riffing fresco, dinamico e graffiante, sempre mantenendo sempre elevati ti bpm. Infine un plauso va alla conslusiva “Heretics”, che ricorda “The Spectator” di Heirs to Thievery, un pezzo che inizia subito a pestare duro ed aumenta man mano la velocità e la propria forza d’impatto in un crescendo esplosivo in cui viene riversata tutta l’urgenza e la violenza tipiche del grindcore puro ed incontaminato.
Sicuramente le malelingue punteranno il dito verso i Misery Index accusandoli di un calo d’ispirazione o di una stanchezza intrinseca dovuta all’età: la motivazione celata dietro al nuovo sound evidenziato in questo The Killing Gods io invece la vedo come una scommessa, tra l’altro ben riuscita. Magari, per le prossime pubblicazioni non sarebbe male se riuscissero a smussare quella sensazione di stacco tra le parti più tranquille e quelle più violente, riuscendo ad amalgamare alla perfezione le due anime della band e mettendo la melodia al servizio dell’estremismo sonoro come in passato i maestri Dismember ci hanno insegnato.
7.5