(Permeated Records, 2015)
1. Intro
2. Amputee Identity Disorder
3. Piquerism
4. Icons of Perversity
5. Unrestrainable Impulse
6. In geistiger Umnachtung
7. Gazing into the Depths of Human Atrocity
8. Pain induced sexual Climax
9. Aberration
Nati come one man band per volontà di Hannes Gamper, i bolzanesi Indecent Excision hanno pubblicato il primo full-length nel 2011, un disco piuttosto valido anche se a tratti derivativo e penalizzato dall’uso della drum-machine. Fortunatamente nel 2013 i Nostri hanno reclutato il validissimo Alessandro Venders Santilli dietro le pelli, dando poi alle stampe un EP, intitolato Rise of the Paraphiliac Demigod, dal quale trapelavano una raggiunta maturità ed una maggior coesione del combo.
Accalappiato un bassista ed ottenuta finalmente una formazione forte e stabile, gli Indecent Excision hanno pubblicato il secondo full-length, Aberration, un disco a base di sano ed incazzato brutal death metal di scuola americana, arricchito da svariate incursioni in territori slam e suonato in maniera dinamica ma allo stesso tempo diretta, con uno stile piuttosto personale ispirato da formazioni quali Disgorge e Condemned. La cover oscura e mortifera, ad opera del famoso artista nipponico Toshihiro Egawa, ben si sposa con i contenuti del disco, un concentrato di pura brutalità incontaminata che ci farà scapocciare senza sosta grazie a riff rocciosi, metriche incalzanti e una batteria variegata ma sempre spinta a folli velocità. Ottime anche le linee vocali del singer Matteo Bazzanella, che si fa sempre notare con il suo growl cavernoso alternato a squeal gutturali.
Dopo una intro funerea e macilenta arriva la coppia di apertura formata da “Amputee Identity Disorder” e “Piquerism”, due brani tritaossa impostati sull’immediatezza priva di fronzoli ed un’attitudine squisitamente novantiana, composti da riff quadrati, blast beats al fulmicotone ed alcuni beceri rallentamenti slam. “In geistiger Umnachtung” è invece uno dei brani più veloci e tecnici, in puro stile Deeds Of Flesh. La fine di questa folle corsa viene affidata alla title-track, che chiude degnamente il platter con trame oscure e ritmiche pachidermiche che ricordano da vicino i Coprocephalic, in un tripudio di marciume e lucida pesantezza sonora.
Tirando le somme, Aberration si può tranquillamente collocare all’interno di questa nuova e fiorente ondata di death metal made in Italy, risultando un platter solido, massiccio e ben confezionato in grado di regalare una mezz’ora di brutale e malatissimo divertimento. Innegabilmente dopo svariati ascolti alcuni brani tenderanno a sembrarci simili ai precedenti, questo è il tallone d’Achille ma allo stesso tempo il punto forte del brutal death metal, quindi se vi definite amanti nel genere non potrete farvi sfuggire questo disco.
7.5