1. Vox Dei (A Call from Beyond)
2. Lord, Make Me an Instrument of Thy Wrath!
3. Death Liberator
4. Leviathan
5. Doomsday Celebrities
6. Hate Is the Law
7. Valley of Darkness
8. Crusade:Zero
9. The Omnipresence
10. Rise Omega the Consequence!
11. Dawn of War
12. Black Aura Debris
13. The Reaping
I polacchi Hate sono da alcuni anni divenuti sinonimo di prolificità e qualità, un binomio che si presenta raramente, eppure il combo di Varsavia con il nuovo Crusade:Zero continua imperterrito nella sua ascesa verso l’Olimpo del black / death metal europeo senza temere confronti con i conterranei Behemoth.
Pur non rinnegando le proprie radici e le evidenti influenze provenienti dalla creatura di Nergal, i Nostri hanno dato vita ad un disco solido, caratterizzato da un minutaggio piuttosto lungo, che segue il sentiero tracciato dalle due opere precedenti, mantenendo quell’aura marziale ed aliena ben amalgamata con un sound feroce ed incalzante, per quanto inquadrato nei confini di certe melodie divenute al giorno d’oggi una sorta di trademark per chiunque si addentri in ambito death / black nel vecchio continente. L’unica vera e propria pecca che emergerà inevitabilmente dopo aver ascoltato un paio di volte l’intera opera è una presenza un po’ troppo ingombrante dei brani strumentali: una doppia intro risulterà facilmente stucchevole, inoltre pare un po’ forzato l’utilizzo di alcuni riff e fraseggi chitarristici particolarmente prolissi, quasi a voler cercare un’evoluzione innaturale ottenendo come risultato perdita d’immediatezza e di fruibilità. “Vox Dei (A Call from Beyond)” apre le danze e cattura immediatamente l’attenzione grazie alla sua aura marziale e futuristica, dotata com’è di un piglio epico che riporta alla mente la trilogia filmografica “The Matrix”. Sempre strumentale ma con un approccio più aggressivo segue “Lord, Make Me an Instrument of Thy Wrath!”, un sorta di marcia di forze infernali che si preparano alla battaglia. “Death Liberator” mette in mostra il lato più aggressivo della band: è un pezzo piuttosto tirato che gioca su una sapiente alternanza tra riff black metal e death metal, piazzando alcuni break ragionati nei punti chiave della canzone. In “Doomsday Celebrities” la componente black prende il sopravvento e il sound si fa più cupo, sorretto da un incedere cadenzato. A metà di Crusade: Zero incapperemo nella doppietta formata da “Valley of Darkness”, un brano piuttosto complesso ma allo stesso tempo coinvolgente grazie al suo mood astrale, e la title-track, che funge da contraltare grazie alla sua esuberanza e velocità d’esecuzione, risultando un vero manifesto di pura violenza sonora. Sul finale dovremo fare i conti con l’ennesima track strumentale oscura e spettrale, “Black Aura Debris”, che apre a “The Reaping”, una canzone che vi rapirà grazie alla sua formula infernale fatta di tempi medi, riff piuttosto articolati ed un taglio prettamente old-school che facilmente strapperà il consenso anche dei più inflessibili puristi.
Nel 2015 gli Hate si riconfermano insomma un solida realtà musicale, con le idee chiare e grandi capacità tecnico compositive, in grado di tenere testa a tante altre formazioni; Crusade: Zero non potrà essere annoverato tra le loro migliori pubblicazioni, ma in ogni caso non sfigura all’interno della discografia della band e non mancherà di soddisfare lo stuolo di fans in netto aumento.
7.0