Il 12 settembre è stata una serata memorabile per tutti gli amanti di sonorità moderne, oscure e all’avanguardia: nell’ottimo locale “Cycle” di Calenzano (Fi), si sono alternati sul palco il drone ossessivo di Naresh Ran, il rock pesante e psichedelico dei Nudist, il black metal progressivo dei Severe e, ciliegina sulla torta, l’intensissima prestazione dei Generation Of Vipers, che con il loro post-metal apocalittico hanno chiuso egregiamente una serata davvero ben assortita. Abbiamo colto l’occasione per scambiare due parole proprio con loro, rappresentati dal chitarrista Josh Holt e dal batterista B.J. A voi il resoconto della nostra discussione…
Ciao ragazzi! Al momento siete impegnati in un tour europeo in cui avete suonato già diverse date in Danimarca, Germania, Belgio e ieri in Austria. Come sta andando il tour? Quale risposta avete ricevuto dal pubblico in questi Paesi?
Ciao a tutti! Dobbiamo ammettere che queste prime date del tour europeo stanno andando sorprendentemente bene, visto e considerato che è la nostra prima volta da queste parti ne siamo rimasti piacevolmente sorpresi! L’audience è stata molto ricettiva, la prima data a Bruxelles, così come le successive in Germania e nel resto d’Europa sono state davvero magnifiche, non potevamo chiedere niente di meglio!
Stasera e domenica invece sarete in Italia. E’ la prima volta che suonate nel nostro paese o avete già avuto altre esperienze da queste parti?
In realtà saranno quattro le date in Italia, saranno i nostri primi show italiani quindi siamo molto eccitati all’idea di suonare qua, ed anche molto curiosi di vedere la reazione del pubblico italiano: ci è stato descritto come uno dei più caldi e focosi d’Europa, vedremo se riusciremo a farli scatenare!
Trovo il vostro ultimo album Howl and Filth diverso rispetto al precedente Dead Circle: è più coeso, incentrato su di un atmosfera comune a tutto il lavoro nonché più oscuro. Avete utilizzato lo stesso processo creativo o ci sono state delle differenze a livello di songwriting tra i due album?
Si, sono d’accordo, l’ultimo album è generalmente improntato ed ispirato dalle stesse sensazioni lungo tutta la sua durata, come una sorta di unico tema musicale che si articola e sviluppa lungo tutte le canzoni. La cosa più importante a livello compositivo è sicuramente l’entrata del nuovo bassista nel gruppo, in realtà con noi già da quattro anni ormai, quindi da considerarsi comunque come un membro fondamentale per la band. Travis ha un ruolo ormai ben definito e molto importante nel processo di songwriting: è una questione di unione tra noi tre, che riusciamo con naturalezza ed empatia a creare l’alchimia giusta per comporre nuove canzoni.
Come nascono solitamente i vostri brani?
Non seguiamo assolutamente una formula fissa per dare vita a nuova musica:indipendentemente che si tratti di un riff o di un pattern di batteria, così come di un giro di basso o una linea vocale, cerchiamo di evolvere le nostre creazioni verso moods e stati d’animo che ci facciano stare bene: a volte B.J. (batteria) se ne viene fuori con qualcosa di strano, insolito ed io (Joshua Holt, voce e chitarra dei Generation Of Vipers) penso immediatamente:“Fantastico, fammi provare questo o quel passaggio di chitarra che avevo in testa”, così come invece partire da una semplice idea o un riff minimale e svilupparlo poi tutti insieme; diciamo in linea generale che la nascita di nuova musica dipende sempre dalla situazione e dal contesto del momento in cui ci troviamo.
Pur mostrando delle influenze abbastanza evidenti, avete elaborato uno stile piuttosto personale e ben riconoscibile. Quali sono i gruppi che considerate fondamentali per la vostra formazione artistica e musicale?
Oh, non saprei dire davvero, mi rendo conto che è la tipica risposta da intervista, ma davvero noi tre ascoltiamo un sacco di roba diversa, spesso anche molto distante dai generi con cui veniamo etichettati! Sappiamo solamente che, soprattutto con l’ultimo Howl And Filth ci siamo concentrati sulle parti più ossessive, solide, incentrate su di un groove pesante, quasi mantrico direi… Più che di influenze si tratta per noi di ricreare il vibe, l’atmosfera che percepiamo suonando insieme.. Ascoltiamo dal jazz alla samba, B.J. non ascolta più musica heavy da diverso tempo e devo dire che anche io sono sulla stessa strada ultimamente, è sicuramente Travis quello che più cerca ancora il lato aggressivo nella musica, quindi credo che unendoci insieme amalgamiamo bene insieme le varie parti. È ovvio comunque che siamo cresciuti anche col punk ed il metal, quindi è naturale ritrovarne delle tracce nelle nostre canzoni, abbiamo sempre apprezzato e continuiamo a farlo sopratutto il noise… Quindi come puoi vedere sono davvero tanti gli input musicali da cui attingiamo.
Nelle ultime releases il basso è stato suonato da Travis Kammeyer che ha preso il posto di Courtney Rawls. Quali sono stati i motivi di questo cambiamento? Quale ruolo ha avuto il nuovo entrato nella stesura del nuovo materiale?
Credo che il motivo principiale per cui Courtney abbia lasciato la band è che non voleva andare in tour, assentandosi per lungo tempo da casa, mentre noi al contrario adoriamo la vita da tour e cerchiamo di starci più tempo possibile, quindi è stato inevitabile separarsi… Siamo rimasti comunque in buoni rapporti: vive ancora nella stessa città da cui proveniamo noi, per cui capita talvolta di incontrarsi e rivedersi per due chiacchiere tra amici.
In “Devana” avete coverizzato due gruppi, Devo e Nirvana, molto distanti dalle vostre coordinate stilistiche. Come mai avete scelto proprio questi pezzi come cover?
Entrambe le band, sia Devo che Nirvana, sono stati per anni tra i miei ascolti preferiti, li ascoltavo incessantemente quando ho iniziato a suonare, a prendere lezioni di chitarra… Il loro sound, la loro attitudine, per me sono stati una grandissima influenza in passato, i Nirvana soprattutto sono stati illuminanti per la loro epoca e per le cose che facevano a livelli “mainstream”, ed anche i Devo, per me che ho uno spirito avventuroso, con il loro tentativo di spingere sempre oltre i limiti si adattano, ovviamente con le dovute differenze, al nostro modo di concepire la musica.
Per concludere, quale credete sia l’aspetto più eccitante della musica? La fase compositiva, quella di registrazione in studio o la dimensione live?
(Josh) Parlo per me personalmente, perché so che ogni altro membro della band potrebbe avere opinioni differenti a riguardo: la musica live è in qualche modo sempre diversa, mai come quando registrata, nemmeno se cerchi con tutto te stesso di riproporla nella maniera più fedele possibile, e questo è un aspetto certamente molto interessante; allo stesso tempo, quando registri una canzone, cerchi in qualche modo di catturare un istantanea, un momento musicale che a sua volta non potrà mai essere replicato nello stesso modo identico, quindi seppur diversi, opposti per molte caratteristiche, credo che questi due aspetti si equivalgano. Anche scrivere una canzone è per noi un processo mutevole, dinamico… Dallo scheletro iniziale fino alla versione che suoniamo adesso sul palco è molto differente, c’è sempre qualcosa che cambia, qualche piccolo particolare ogni volta che si modifica, per cui anche questo è un processo lungo ed imprevisto.
(B.J.) L’emozione della prima volta che provi un riff, l’eccitazione che provi nel suonarlo, è difficile replicare questa sensazione!
(Josh) Il punto focale è l’emozione che provi quando a 12 anni inizi ad imbracciare lo strumento. Adesso ho trentadue anni e sai, dicono che con l’età le cose cambino, o meglio dovrebbero cambiare, eppure non voglio ancora perdere quell’eccitazione che mi provoca suonare noi tre insieme, scoprire sempre qualcosa di nuovo e di interessante da dire, creare qualcosa che smuova dei sentimenti, di qualsiasi tipo, nel cuore delle persone: questo è il senso per cui noi, come Generation Of Vipers, continuiamo a suonare e a proporre la nostra musica in giro per il mondo.