(Autoproduzione, 2013)
1. A Ride in the Funhouse
2. Megalophobia
3. Bad Trip in a Toxic Mind
4. The Outstanding Loss
5. Thundersnow in Venice
Basterebbe già la copertina di questo EP per capire cosa aspettarci: ricorda molto i quadri di Francis Bacon, e questa band sarebbe la colonna sonora ideale per una mostra a lui dedicata. I Blood Red Water vengono da Venezia e con questo All The Hills Of Mankind alzano ancora di più il tiro e diventano l’ennesimo eccellente combo che dimostra quanto si possa parlare di una scena sludge molto concentrata nell’nord-est Italia. Sembra che suonino direttamente da una cantina umida di qualche calle, dall’aria stagnante e fredda, sprigionando negatività ed un senso di malessere come solo lo sludge ben fatto riesce a fare.
il primo pezzo, “A Ride In The Funhouse”, si apre con un riff cupo e minaccioso ad accompagnare risate malefiche di sottofondo (che fanno tornare in mente la vecchia orrenda che Jack Nicholson si trova davanti in una famosa scena del film Shining) che ti catapulta subito in un mondo che di divertente ha ben poco. Siamo nello sludge più acido, drogato e malato dai ritmi lenti e soffocanti, a metà strada tra band come Eyehategod ed Acid King, arricchito da una voce che è un grido tremendo e gutturale. Sembra quasi di sentire la sensazione di pesantezza e dolore interno che ti fa provocare l’umidità eccessiva di un posto come Venezia: non a caso la loro città compare nell’ultimo pezzo dell’EP “Thundersnow in Venice” ed anche nel video che ne è stato tratto, semplice ma efficace, con un bianco e nero e delle riprese che rendono bene l’atmosfera malsana e decadente del pezzo e che ricordano un po’ certi film di David Lynch o Abel Ferrara.
Una band che fa male, ma che ti lascia qualcosa dopo averla sentita.
7.5