1. La Cattiveria del Volersi Bene
2. La Fossa
3. La Rivolta delle Fiamme
4. Consumando l’Aria
5. Essere
6. Fenomeno Biologico Fallimentare
7. Ipotermia (Fredda Fine)
8. Attitudine: Rimorso
9. La Musica dei Pianeti
10. Sotto il Tappeto di Casa Tua
11. La Nave Morta
12. Maschere Sfatte
13. Pazienza a Testa Bassa
14. Amianto
15. Sguardi
16. Note Nere
Sul finire del 2014, i lucchesi Nido di Vespe hanno dato alle stampe il loro secondo full length, Delitto 4:32.
Attivo sul fronte nostrano dell’hardcore più zozzo e verace, in una carriera fra concerti e festival, sguazzando come pesci felici nel loro elemento fra punkabbestia, crusties, thrashers e hardcore-kids nei peggio centri sociali dello Stivale, il quartetto toscano ha sempre seguito la ‘classica’ falsa riga del gruppo d’attitudine punk-do-it-yourself, fra EP’s, split su rigorosissimi 7” e co-produzioni con etichette super underground – ma non per questo denigrabili per dedizione al lavoro –, ritagliandosi una fetta di rispetto o, per lo meno, la curiosità e l’interesse da parte di chi mastica quotidianamente tupa-tupa e mentalità indipendente.
Grinding thrashcore, dicono loro, per definire la propria musica. E come negarlo? Gli ingredienti dei loro suoni, in effetti, sono sempre usciti da queste influenze: niente di nuovo sotto il sole, certo; ma, quando si portano avanti certe sonorità oramai vecchie decenni, per quanto sia scontato dirlo, non conta tanto la voglia di sperimentare o le perizie tecnico-compositive, quanto il cuore con cui ci s’approccia alla musica. Si tratta, infatti, d’un genere che si percepisce di più ‘di pancia’ – spesso tramite sane mazzate sullo stomaco –, piuttosto che attraverso filtri intellettuali che passano per la testa.
Delitto 4:32, nel complesso, si presenta più come un disco hardcore in senso lato: certo, non mancano momenti di piglio thrashy – qua e là lo spettro degli S.O.D. aleggia con prepotenza: ascoltare il calcio d’inizio “La Cattiveria del Volersi Bene” o il prepotente riff di partenza di “15 Sguardi” per averne conferma – e nemmeno i blastbeats – utilizzati più come arrangiamento che con sistematicità – a giustificare la presenza di un ‘grinding’ nel ‘thrashcore’ dei Nido di Vespe, ma spesso il mood generale è quello di certi Eighties violenti, in cui porre distinzioni enciclopediche fra un genere musicale e l’altro non è semplice. La voce in italiano, purtroppo registrata leggermente in seconda rispetto agli strumenti, mi pare più graffiante rispetto all’uscita precedente: sicuramente il cantante Apo ha fatto un passo avanti rispetto a Il Giorno Che Siamo Tutti Morti (2012). Il suo scream, infatti, mi ricorda parecchio quello di certi Negazione: poco ‘elegante’ e canonico, ma di ottima e certa efficacia.
In generale, come s’è detto, il mood hardcore tout court la fa da padrone: insomma, è decisamente più facile sentire l’influenza di Wretched ed Indigesti che dei Suicidal Tendencies e non poche volte emerge uno spirito figlio del fastcore primordiale dei Siege – “Ipotermia (Fredda Fine)” è quasi un saggio di tupa-tupa anni ’80.
Un’altra band che i Nido di Vespe, poi, paiono apprezzare parecchio sono i Cripple Bastards, in particolare quelli ancora molto punk, fra Almost Human e Misantropo a Senso Unico, per intenderci: “Pazienza a Testa Bassa”, “La Nave Morta” (uno dei pezzi più belli e vari del disco, arrangiata anche con incalzanti d-beats e arrangiamenti che non stonerebbero in un disco degli Exploited) e “La Rivolta delle Fiamme” ne danno ampissima dimostrazione, con il loro andazzo sporco e i riff primitivi sorretti da blastbeats tutto muscoli.
Ciò non toglie, comunque, il fatto che, poste basi attitudinali musicali ben precise, i quattro toscani amino osare: qua e là, infatti, sono presenti arrangiamenti e soluzioni più sperimentali, o, comunque, più ‘nuovi’, rispetto all’impianto vecchia scuola della band, i quali, comunque, gestiti con discreta perizia, non stonano con l’umore principale dell’intero album. La strumentale “La Musica dei Pianeti”, per esempio, pare, nel suo incedere roccioso e marziale, un tributo ai Godflesh, tradito in un crescendo tutto incastri e dissonanze che quasi ricordano certi Dazzling Killmen, il quale finisce con una conclusione più fast che mai: hardcore vecchio stile pensato con una testa da prog? Forse l’ho sparata grossa, ma l’intento parrebbe quasi quello! Da ricordare anche “Sotto il Tappeto di Casa Tua”, pezzo dall’umore post-hardcore di casa Botch spezzettato da stop’n’goes tattici, nonché “Maschere Sfatte”, in cui il d-beat, del quale i Nido di Vespe talora fanno sapienti abusi, si apre verso riff dissonanti e soluzioni groovy che possono riecheggiare certi Martyr A.D. (chi se li ricorda ancora?). Convince poco, invece, il pezzo di chiusura, forse troppo forzatamente stirato verso soluzioni musicali sperimentali che poco s’addicono all’umore attitudinale della band. Per carità, non è che, all’improvviso i Nido di Vespe si trasformino negli orrendi Waking the Cadaver, sia chiaro…! Però la presenza di arpeggi, mid tempos post-metal fra Jesu e Neurosis e ripartenze blastate su riff fangosi stile ultimi Cripple Bastards o Water Torture, conditi da un finale più post-tuttecose che mai, fra dissonanze e accenti su riff storti, offrono una band che sì se la suona ed ha gusto, ma creano una canzone che, al termine di tutto, lascia un po’ l’amaro in bocca. Non sia mai, ci può stare mettere un pezzo di chiusura che osi uscire dal seminato: i Nido di Vespe, facce toste, c’han provato ed hanno osato, ma, per questa occasione, non è andata troppo bene.
Un punto a favore per Delitto 4:32 è, infine, la produzione: la batteria suona vitale e naturale, il basso e la chitarra (il lavoro di Davide sul suo strumento, nel complesso, è davvero molto buono) hanno un suono veramente caldo, roccioso ed avvolgente; il tutto dà al disco una sonorità che è moderna nei risultati, ma genuinamente retrò negli intenti. Le songs, ben prodotte, puzzano tremendamente di sala prove – e lo dico in senso buono –, in quanto i suoni, veri e sinceri, son davvero ben enfatizzati dal mixaggio e dal mastering.
Sicuramente il secondo full length dei Nido di Vespe non cambierà la scena hardcore, nostrana o internazionale, ma fa piacere vedere inni alla coerenza, senza pretenziosità pseudo-modaiola, ancora nel 2015.
6.5