Formatisi dopo un fortuito incontro tra il cantante/bassista Gabriel Dubko (già cantante degli Hiss from the Moat) e il chitarrista Daniel Schrotti in una stazione ferroviaria, gli Implore (dediti ad una sorta di blackened grind con influenze crust) registrarono autonomamente il primo EP Phos Zoe, seguito poi dal successivo Black Knell, capace di aprire diverse porte alla band suddetta, merito forse anche dell’intervento di Kevin Talley alla batteria (non proprio l’ultimo arrivato). Dopo tale primo effettivo successo i nostri trovano la stabilità col batterista Michael Pfeffer e si stabiliscono in casa Pelagic Records registrando così l’atteso primo full della loro carriera, intitolato Depopulation.
Depopulation è un album diretto e senza fronzoli, come il genere richiede. Il disco si apre con “Epicyte Parasite”, brano che nell’intro ricorda qualche elemento molto vicino alle sonorità dei Vallenfyre ma che si sviluppa poi in un death grind incalzante. La formula proposta in questo primo disco segue una strada decisamente diversa rispetto a Black Knell; infatti, se nel precedente EP la componente crust aveva la meglio, qui il sound è decisamente virato verso un death di inizi ’90 con pesanti influenze black. I brani si avvalgono di una convincente formula a metà tra la ferocia e la velocità assassina del grind e virate in midtempo che rendono più sopportabile l’impatto sonoro. “Hoax” funge da interludio tra la parte più imbastardita del lotto e la seconda metà, che inizia con tre brani decisamente grind, veloci, brevi e distruttivi. “Ruthless Conspirancy” riprende invece il discorso lasciato sospeso nella prima metà del disco, con samples vocali sopra una base ritmica cadenzata piuttosto piacevole, mentre “Inexorable Malignancy” chiude in bellezza l’album sfruttando al meglio tutte le caratteristiche già descritte.
La qualità sonora di Depopulation gioca a pieno favore dei nostri, in quanto la produzione distinta e chiara degli strumenti permette all’ascoltatore di godere di un lavoro curato senza però risultare patinata od inficiare l’effetto “dirty sound” che in questo genere risulta imprescindibile. Detto questo, il primo lavoro sulla lunga distanza degli Implore scorre senza difficoltà alcuna e si ascolta volentieri: si aspettano interessanti sviluppi in futuro.
(Pelagic Records, 2015)
1. Epicyte Parasite
2. Sentenced
3. Thousand Generations
4. Homo-Consumens
5. Hegelian Dialectic
6. Cadavers On Parade
7. Hoax
8. Anthropocentric Selfishness
9. Iscariote
10. Neo Luddite
11. Ruthless Conspiracy
12. Bohemian Grove
13. Intrincated Scapegoat
14. Inexorable Malignancy
7.5